Diritto

Morire di tetano: una storia banale in Liberia

Saturday, 9/12/2006

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Da noi in Italia, e nel resto del mondo occidentale, il tetano è ormai soltato il nome di un vaccino che facciamo da piccoli, seguito da periodici richiami. Magari sappiamo che si tratta di un’infezione derivante da ferite anche banali, ma che cosa realmente succeda ad una persona affetta da tetano io l’ho scoperto soltanto andando in visita in Liberia.

Il mio viaggio in Liberia prevedeva di visitare i progetti di MSF, parlare con i nostri colleghi e con i pazienti, raccogliere storie legate all’enorme emergenza sanitaria che ancora esiste nel paese, malgrado la guerra sia finita da tre anni. Ovviamente i problemi sono tanti e tutti estremamente gravi: dalla malaria che conta per circa il 18% delle morti, al diffondersi dell’HIV, alle molte complicazioni legate alla gravidanza e al parto. Ma una delle storie che mi ha colpito di più è stata quella di un paziente affetto da tetano, di cui mi ha parlato con grande sollecitudine uno dei nostri dottori, Jochen Hahn, che lavora all’ospedale di Buchanan, nella contea di Gran Bassa, a sud della capitale Monrovia.

Lo scorso luglio, Jochen ha trovato Easter Kotee, un giovane di 22 anni, al lato della strada che passa per il paese di Korchution, mentre si dirigeva per la periodica visita settimanale alla clinica di Sayah. Alcune persone del suo villaggio l’avevano portato lì, sapendo che quel giorno l’auto di MSF sarebbe passata. Il giovane si era procurato un taglio alla mano un paio di settimane prima. La ferita era guarita senza alcun problema, ma lui non era mai stato vaccinato contro il tetano. Negli ultimi giorni aveva cominciato a sentire i muscoli del corpo sempre più tesi e nel giro di tre giorni era andato rapidamente peggiorando, il suo corpo sembrava contrarsi sempre di più.

Jochen mi ha mostrato una fotografia di quando hanno caricato il giovane sull’auto per portarlo all’ospedale ed era impressionante: il corpo era talmente irrigidito che avrebbero potuto sollevarlo semplicemente prendendolo per la testa da un lato e per i piedi dall’altro.

Per inciso la spiegazione medica è la seguente: quando ci procuriamo un taglio, alcuni batteri penetrano nella ferita, generando una tossina che altera i cosiddetti neuroni inibitori legati al sistema muscolare. Di conseguenza i muscoli cominciano a contrarsi, si parte da quelli della faccia che si tendono in un sorriso fisso e artificiale e poi al resto del corpo. Quando il processo ha inizio, lo sviluppo è molto rapido fino ad arrivare a problemi respiratori, in quanto i muscoli del torace si contraggono sempre di più e portano il malato prima alla paralisi e poi ad una terribile morte per soffocamento. Per fortuna non è stata questa la fine del nostro paziente, anche se ci è arrivato davvero molto vicino!

Appena raccolto Easter, lo staff di MSF è tornato indietro e lo ha portato all’ospedale del governo a Buchanan. Era il 27 luglio. Sfortunatamente, però la capacità dell’ospedale locale di rispondere all’emergenza era stata sopravvalutata. Una volta che i sintomi del tetano iniziano, la mortalità è del 90%, a meno che non si possa rapidamente intervenire con un respiratore e con una cura intensiva anti-tetano. Ma siamo in Liberia. Il personale dell’ospedale ha iniziato il trattamento con antibiotici e mettendo il malato in isolamento e nell’oscurità affinché il corpo potesse rilassarsi. Ma non gli hanno dato alcuna cura anti-tetano per altri due giorni, perché il paziente non poteva permettersi di comprare quanto necessario.

Quando Jochen è andato a visitarlo due giorni dopo, il paziente gli ha dato un foglio che a sua volta gli era stato dato dal personale dell’ospedale con la ricetta per il medicinale necessario, pregando MSF di comprarlo per lui. A quel punto Jochen ha preso in mano la situazione e ha dato immediatamente al malato la cura piú forte contro l’infezione. Per fortuna Easter è un uomo forte e giovane, dopo due giorni già stava migliorando, dopo circa nove giorni era già completamente guarito e l’8 agosto poteva lasciare l’ospedale e tornare da sua moglie. Era la prima volta che il personale dell’ospedale vedeva un paziente affetto dal tetano sopravvivere!

Se MSF non fosse stata presente in quel momento, il giovane sarebbe sicuramente morto; forse sarebbe arrivato all’ospedale ma non avrebbe comunque potuto procurarsi il medicamento, o forse sarebbe semplicemente morto nel suo villaggio, magari accudito dai suoi prossimi oppure associato a qualche spirito malvagio. Infatti qui il tetano, come tante altre malattie, è spesso associato a maledizioni e stregonerie. Quel che è certo è che questo è quanto succede alla grande maggioranza di coloro che si ammalano in Liberia di un’infezione come quella del tetano, che da noi è ormai soltanto un vaccino che facciamo da piccoli.

Elena Torta

da www.medicisenzafrontiere.it

 

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20 Novembre: giornata nazionale per l’infanzia e l’adolescenza

Monday, 20/11/2006

Il Comitato dei diritti dell’infanzia, istituito dalla Convenzione sui diritti dell’Infanzia del 1989, auspica l’istituzione a livello nazionale di un difensore civico per l’infanzia in un numero sempre maggiore di Paesi, così come previsto dall’art. 18 della stessa Convenzione di New York.

Il ruolo più importante svolto dai difensori civici per l’infanzia è quello di far crescere la consapevolezza, negli adulti e nei minori stessi, che i bambini siano soggetti titolari di diritti.

Il Garante nel mondo

Il primo difensore civico della storia nasce in Svezia nel 1809 con il compito di difendere i diritti degli individui dall’abuso di potere da parte dello Stato. Successivamente altri Paesi del Nord Europa ne seguono l’esempio: la Finlandia nel 1919, la Danimarca nel 1955, la Norvegia nel 1962.

Da allora la figura del difensore è stata istituita in oltre 40 paesi; in occidente è stato istituito in circa 30 Stati (Francia, Portogallo, Polonia, Danimarca, Islanda, Lituania in veste di organo nazionale; in Belgio, Spagna e Germania quale organo regionale; in Austria in entrambe le vesti) e in America Latina.

Verso un Garante nazionale

In Italia la situazione è ben diversa: manca tuttora un’Istituzione nazionale indipendente a garanzia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Garante, Tutore o Difensore dei diritti dell’infanzia, che dir si voglia). L’istituzione di tale figura è prevista dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia (Art.4) e la sua mancanza è stata, in tempi recenti rilevata dal Comitato ONU sui diritti dell’Infanzia sia nelle Osservazioni conclusive indirizzate al nostro Paese nel 2003 ( vedi punti 14 e 15), sia nelle precedenti.

La mancata istituzione di tale figura disattende altresì quanto stabilito dai cosiddetti “Principi di Parigi” (Risoluzione Ass.Gen.ONU 48/134 del 1993) e nella Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei minori del 1996 ( Art.12).

Un iter ricco di ostacoli

Nel corso delle ultime due legislature italiane, sono state presentante numerose proposte di legge su questa materia. Attualmente sono giacenti alla Camera ed al Senato i disegni di Legge (C.695, C.818, C.1228, C.1999, C.3667, C.4242, S.1916, S.2461, S.2469, S.2649 e S.2703).

In particolare, i disegni di legge presenti in Senato sono confluiti alla fine del 2004 in un testo unificato il cui iter legislativo, però, ha incontrato ostacoli e rallentamenti. Peraltro, sfortunatamente, le proposte di legge giacenti in Parlamento non garantiscono a questa figura la necessaria autonomia e indipendenza dal potere centrale, nemmeno dal punto di vista finanziario.

Il Garante a livello regionale…

A livello regionale, al contrario, si è assistito all’approvazione di diverse leggi regionali istitutive di difensori, garanti o tutori per l’infanzia in diverse regioni italiane. Tuttavia solo nelle Marche, nel Friuli Venezia Giulia ed in Veneto vi è una figura di tutore/garante effettivamente attivo sul territorio. Purtroppo di frequente si riscontra anche disomogeneità tra le leggi regionali istitutive del Garante relativamente a: funzioni, struttura, coordinamento con la figura del Garante nazionale.

L’UNICEF e l’istituzione di un Garante

Allo scopo di giungere all’istituzione anche in Italia di un Garante per l’infanzia e l’adolescenza, l’Unicef ha avviato da qualche anno una fruttuosa collaborazione con alcuni esponenti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, insieme ai quali ha elaborato un documento di approfondimento e di proposta sul tema e con cui organizza periodicamente convegni e seminari di studio sulla figura del Garante.

Gli obiettivi perseguiti dal Comitato italiano per l’UNICEF al riguardo sono:

  • promuovere e sollecitare l’istituzione di un Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, con caratteristiche di autonomia e indipendenza, conformemente a quanto previsto dagli strumenti internazionali ratificati dal nostro Paese e da quelli europei cui l’Italia è vincolata a dare immediata applicazione;
  • far sì che tutte le regioni si avviino verso l’istituzione di un Garante per l’infanzia e adottino leggi regionali uniformi in materia;
  • assicurare un adeguato coordinamento tra la figura del Garante nazionale e dei garanti regionali;
  • sostenere la divulgazione ad ampio raggio delle Osservazioni conclusive (2003) del Comitato ONU per i diritti dell’Infanzia e di ogni altro documento vincolante che preveda l’istituzione del Garante per l’infanzia, dotato di autonomia e indipendenza

Fermate le atrocità sui minori! Il Rapporto delle Nazioni Unite sulla violenza sui bambini

Friday, 13/10/2006

Nel 2002 sono stati assassinati 53.000 bambini tra 0 e 17 anni. Nel 2000 erano 5,7 milioni i bambini coinvolti  in attività lavorative forzate o ridotti in semi schiavitù, 1,8 milioni i bambini che stavano nel giro di prostituzione e pornografia, 1,2 milioni vittime del traffico di esseri umani.

Sono i numeri sconvolgenti emersi dall’ultimo Rapporto delle Nazioni Unite sulla violenza sui bambini presentato, ieri, a Roma, dall’UNICEF Italia e l’OMS Ufficio Regionale per l’Europa, in collaborazione con la SIOI e l’UNICRI. E la conclusione ancor più terribile dello Studio è che il fenomeno della violenza sui bambini rimane nascosto e spesso socialmente accettato.

«Il modo migliore di occuparsi della violenza contro i bambini è fermarla prima che sia commessa», afferma il Professor Paulo Sérgio Pinheiro, l’esperto indipendente che il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha incaricato di condurre lo studio.
 
«Ognuno ha un ruolo da svolgere, ma gli Stati devono assumersi la responsabilità principale. Questo significa proibire tutte le forme di violenza contro i bambini, ovunque si verifichino e a prescindere da chi sia a commetterle, investendo nei programmi di prevenzione per affrontare le cause di fondo del fenomeno.
Le persone devono essere considerate responsabili delle loro azioni, ma una solida cornice legale non può essere costituita da sole sanzioni. Si tratta altresì di inviare un segnale deciso e inequivocabile che la società non accetterà alcuna violenza contro i bambini».

La violenza sui bambini comprende la violenza fisica, quella psicologica, la discriminazione, l’abbandono e il maltrattamento.  
 
Essa varia dall’abuso sessuale tra le mura domestiche alle punizioni corporali e umilianti nella scuola; dal ricorso alla costrizione fisica negli asili alle brutalità subite per mano dei funzionari preposti all’applicazione della legge; dagli abusi e l’abbandono in istituti alle lotte tra bande nelle strade, dove i bambini giocano o lavorano; dall’infanticidio al cosiddetto “omicidio d’onore”.

Lo Studio, che integra i punti di vista dei diritti umani, della salute pubblica e della protezione dell’infanzia, si incentra su 5 contesti nei quali si perpetrano violenze sui bambini: la casa e la famiglia, la scuola e le altre strutture educative, gli istituti (d’accoglienza e penali), il posto di lavoro e la comunità d’appartenenza.

Atti di violenza efferata contro i bambini possono far notizia, ma lo Studio conclude che per molti bambini la violenza è una routine, è parte della loro realtà quotidiana.

 

In 16 paesi in via di sviluppo, la percentuale di bambini in età scolare che ha raccontato d’esser stata vittima a scuola d’atti verbali o fisici di bullismo variava dal 20% al 65%  

Secondo lo Studio, i bambini rinchiusi nei centri di detenzione sono frequentemente sottoposti a violenze compiute dal personale stesso degli istituti, sia come forma di controllo sia come punizione, spesso per infrazioni minime. In 77 paesi, gli istituti penali riconoscono punizioni corporali e altre punizioni violente come misure disciplinari legali.

Sebbene le conseguenze possano variare in base alla natura e alla gravità della violenza inflitta, le ripercussioni a breve e lungo termine sui bambini sono spesso gravi.
 
I segni fisici, emotivi e psicologici della violenza possono avere conseguenze pesanti sulle potenzialità di sviluppo, la salute e le capacità d’apprendimento del bambino. Le ricerche dimostrano che essere sottoposti a violenze durante l’infanzia è strettamente associato all’insorgere in età adulta di comportamenti rischiosi per la salute, come fumare, abusare di droghe e alcool, l’inattività fisica e l’obesità. 
 
A loro volta, questi comportamenti contribuiscono ad alcune delle cause di malattia e morte, tra cui cancro, depressione, suicidio e problemi cardiovascolari. «Che avvenga in famiglia, a scuola, nella comunità, negli istituti o sul posto di lavoro, gli operatori sanitari sono in prima linea nella risposta alla violenza contro i bambini», ha dichiarato il Direttore generale ad interim dell’OMS Anders Nordström.
 
«Dobbiamo dare il nostro contributo affinché tale violenza sia innanzitutto prevenuta sul nascere e, dove si verifichi, i bambini ricevano i servizi d’assistenza migliori possibili, per ridurne gli effetti dannosi. Gli Stati devono perseguire politiche e programmi di efficacia comprovata, diretti ai fattori che generano tale violenza, e garantire lo stanziamento di risorse adeguate per affrontare le cause di fondo, monitorando i risultati ottenuti dagli interventi».
 
«La violenza sui bambini costituisce una violazione dei loro diritti umani, una realtà inquietante delle nostre società», ha affermato Louise Arbour, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. «Tale violenza non può mai essere giustificata, sia essa commessa per ragioni disciplinari o per tradizioni culturali. Non esiste un accettabile ‘livello ragionevole’ di violenza. La violenza legalizzata contro i bambini in un contesto specifico rischia di creare una tolleranza generalizzata verso la violenza sui bambini».
 
«La violenza esercita effetti durevoli non solo sui bambini e le loro famiglie, ma anche sulle comunità e le nazioni», ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF Ann Veneman. «Accogliamo con favore questo studio completo sull’impatto della violenza contro i bambini».

Il rapporto del Segretario Generale dell’ONU si auspica l’adozione di una vasta gamma di interventi al fine di prevenire e contrastare la violenza sui bambini in tutti i contesti in cui venga perpetrata. A livello mondiale, il rapporto auspica la nomina di un Rappresentante speciale per la violenza sui bambini, con un mandato iniziale di 4 anni, che agisca quale tutore d’alto profilo per la promozione della prevenzione e dell’eliminazione di ogni violenza e incoraggi la cooperazione e interventi che diano seguito alle iniziative.
 
Le dodici raccomandazioni in esso contenute abbracciano aree quali i sistemi e le strategie nazionali, la raccolta dati e la certezza della risposta.

 

  1. La violenza sui bambini non è inevitabile. Può e deve essere prevenuta.
  2. Ogni bambino ha il diritto a una vita libera dalla violenza. La violenza sui bambini non può mai essere giustificata.
  3. I bambini possono fornire un importante contributo per la comprensione della violenza commessa contro di loro e dei danni che arreca. Dobbiamo ascoltarli e imparare, coinvolgendoli nella ricerca delle soluzioni. 
  4. Il modo migliore di occuparsi della violenza sui bambini è fermarla prima che avvenga, investendo nei programmi di prevenzione. Gli Stati devono investire in politiche la cui efficacia è comprovata dai risultati e in programmi diretti ad affrontare le cause che accrescono la violenza sui bambini, assicurando che le risorse siano destinate al contrasto delle cause di fondo.
  5. Mentre si conferisce priorità alla prevenzione, gli Stati e tutti i settori della società devono anche ottemperare al loro obbligo di proteggere i bambini e considerare responsabili tutti coloro che li mettono a rischio.
  6. La violenza minaccia la sopravvivenza, il benessere e le prospettive future dei bambini. I segni fisici, emotivi e psicologici della violenza possono avere gravi conseguenze sullo sviluppo del bambino, sulla sua salute e capacità d’apprendimento.
  7. La violenza sui bambini non conosce confini. Avviene in ogni paese e segue una linea trasversale a tutti i gruppi sociali, culturali, religiosi ed etnici.
  8. Gran parte della violenza sui bambini rimane nascosta. Spesso l’abuso sui bambini avviene a porte chiuse ed è commessa da persone di cui i bambini dovrebbero poter fidarsi: genitori, familiari, conoscenti. I bambini spesso soffrono in silenzio, timorosi di uscire allo scoperto per paura di punizioni o per vergogna.
  9. Tutti i bambini sono a rischio di violenza per il fatto stesso che sono bambini. Alcuni bambini, però, risultano più vulnerabili, a causa della loro condizione di genere, razza, origine etnica, disabilità o stato sociale.
  10. La violenza sui bambini va oltre la pura fisicità. Gli abusi, l’abbandono e lo sfruttamento sono anch’essi forme di violenza. I bambini affermano che la discriminazione e le umiliazioni li feriscono profondamente e lasciano il segno.
  11. Infliggere una violenza su un bambino, di qualsiasi tipo essa sia, insegna al bambino che la violenza è accettabile, perpetuando in tal modo la spirale di violenza. Prevenendo le violenze oggi, contribuiremo a costruire un futuro in cui la violenza non sarà più tollerata.
  12. La violenza perpetua povertà, analfabetismo e mortalità precoce. I segni fisici, emotivi e psicologici della violenza derubano i bambini dell’opportunità di sfruttare a pieno le loro potenzialità. Moltiplicata su scala maggiore, la violenza priva l’intera società del suo potenziale di sviluppo, ostacolando i progressi verso gli Obiettivi di sviluppo del millennio.

 

 

Studio ONU sulla violenza sui bambini - Negli istituti

Friday, 13/10/2006

In tutto il mondo 8 milioni di bambini sono affidati alle cure delle istituzioni, soprattutto se disabili, o poveri o con problemi familiari.
 
Questi bambini sono altamente esposti al rischio di subire violenza da parte di chi dovrebbe prendersi cura di loro e raramente hanno accesso a meccanismi efficaci di protesta.
 
Le violenze possono consistere in:

  

Violenza da parte del personale degli istituti - spesso fatta passare per “disciplina” - compreso il picchiare i bambini con le mani, bastoni e tubi di gomma, sbattergli la testa contro il muro, chiuderli in sacchi di tela, incatenarli ai mobili, rinchiuderli in stanze gelide e lasciarli giacere in mezzo ai propri escrementi. 

Bullismo da parte di altri bambini. Questo fenomeno spesso riflette le “gerarchie” esistenti tra i bambini in questi posti. I bambini disabili, appartenenti a minoranze etniche o che sono considerati per qualche ragione diversi sono maggiormente esposti al rischio di violenza, sia da parte dei coetanei che da parte di coloro che dovrebbero prendersene cura. 

Violenza mascherata come terapia per i bambini disabili. Alcuni bambini, a volte di soli nove anni, hanno subito trattamenti elettro-convulsivi, senza che fossero utilizzati rilassanti muscolari o fossero anestetizzati. Possono anche essere utilizzate droghe per controllare il comportamento dei bambini. 

Abbandono. In molte strutture di accoglienza per bambini disabili non è prevista alcuna attività didattica, di svago o di riabilitazione psico-motoria.

 

Secondo le stime, circa un milione di bambini nel mondo si trovano in istituti di detenzione. La maggior parte erano al primo reato commesso e sono accusati di reati minori o veniali; molti sono accusati di essersi assentati da scuola o sono senza casa. In molti paesi, la maggior parte è solo in attesa di giudizio. Questi bambini sono esposti a rischi di:

 

Violenza da parte del personale carcerario, spesso esercitata come forma di controllo. In almeno 77 paesi le punizioni corporali sono legalmente consentite all’interno degli istituti di detenzione. In almeno 31 paesi e territori è ammesso condannare i bambini a pene corporali. I bambini possono essere picchiati, frustati, legati e sottoposti a trattamenti umilianti. Le bambine che si trovano all’interno di strutture di detenzione sono particolarmente esposte al rischio di subire abusi, specialmente se sorvegliate da personale carcerario maschile.

Violenza da parte delle forze di polizia, sia quando i bambini vengono presi in custodia sia quando sono detenuti. A volte la violenza sui bambini è utilizzata per estorcere confessioni o durante gli interrogatori.

Detenzione insieme agli adulti, malgrado la Convenzione sui diritti dell’infanzia richieda strutture separate. Questa situazione espone i bambini al rischio di violenze, anche sessuali, da parte dei detenuti adulti.

 

Raccomandazioni:

 

Avere come priorità quello di preservare l’unità familiare. Quando è necessaria una tutela al di fuori delle mura domestiche, fare ricorso ad alternative ricorrendo a familiari e alla comunità locale, facendo sì che l’inserimento in istituto sia considerato solo in ultima istanza e solo se ritenuto appropriato per il singolo bambino. 

Depenalizzare quei reati che costituiscono crimini solo perché commessi da bambini, come ad esempio l’assenza ingiustificata da scuola e la fuga da casa, e i comportamenti legati alla sopravvivenza come chiedere l’elemosina, rovistare tra i rifiuti o vagabondare. 

Istituire meccanismi efficaci per segnalare situazioni di disagio e pericolo, per indagare e fare rispettare le leggi e assicurare che i bambini in istituto, siano esse strutture di cura o di detenzione, siano a conoscenza dei loro diritti. 

Assicurare il monitoraggio efficace e l’accesso regolare alle istituzioni di cura e di giustizia da parte di organi indipendenti. Creare meccanismi sicuri che consentano ai bambini e ai loro rappresentanti di poter segnalare facilmente e in maniera sicura le situazioni di disagio e di pericolo.

Studio ONU sulla violenza sui bambini - La violenza nell’ambito domestico e familiare

Friday, 13/10/2006

 

I bambini normalmente sono più felici e più protetti quando sono nelle proprie case e con la loro famiglia.
 
La Convenzione sui diritti dell’infanzia riconosce la famiglia come l’ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere dei bambini. Purtroppo, per alcuni di loro l’ambiente domestico è un luogo di violenza.
 
In gran parte, questo genere di violenza rimane nascosta dietro le porte del focolare domestico per vergogna o per paura.

Molti bambini sperimentano la violenza nella forma di una disciplina educativa dura: non solo punizioni corporali ma anche umiliazioni ed insulti. Finora, solo 16 Paesi hanno proibito le punizioni corporali che si consumano entro le mura domestiche.

 

I bambini sono abusati sessualmente di solito da qualcuno che conoscono, troppo frequentemente dai genitori o da qualche altro membro appartenente alla ristretta cerchia familiare o degli amici.

L’abbandono e i maltrattamenti costituiscono una violenza indiretta sui bambini.

Dall’analisi complessiva di una serie di studi realizzati in 21 Paesi industrializzati è emerso che circa il 36% delle donne e il 29% degli uomini hanno riferito di essere stati vittime di abusi sessuali durante l’infanzia. La maggior parte degli studi rileva che la percentuale di ragazze che hanno subito abusi è superiore a quella dei ragazzi.

 

L’esposizione alla violenza domestica può avere un grave impatto sul bambino - un impatto che può durare tutta la vita. È stato stimato che ogni anno circa 275 milioni di bambini nel mondo assistono a episodi di violenza domestica.

 

Insulti, calunnie, isolamento, emarginazione, minacce, indifferenza emotiva e umiliazioni sono tutte forme di violenza psicologica che possono danneggiare lo sviluppo di un bambino, soprattutto se provengono da un genitore o da qualcuno che dovrebbe prendersi cura di loro.

L’abbandono rappresenta un importante causa di mortalità tra i bambini più piccoli. In alcune regioni la sproporzione del rapporto tra femmine e maschi suggerisce che sono le prime ad essere maggiormente esposte al rischio di abbandono. I bambini disabili possono essere particolarmente vulnerabili al rischio di abbandono e abusi.

 

In alcune parti del mondo, i bambini subiscono la violenza sotto forma di pratiche tradizionali particolarmente dannose, inclusa la mutilazione/taglio dei genitali femminili (FGM/C), fasciature immobilizzanti, marchiature, riti di iniziazione violenti, costrizioni ad ingrassare, matrimoni precoci, i cosiddetti crimini “d’onore” e violenze legate alla dote, gli esorcismi e le credenze legate alla “stregoneria”, che possono provocare vittime tra bambini.

 

Raccomandazioni

 

Sforzarsi di trasformare gli atteggiamenti che condonano o normalizzano la violenza sui bambini, inclusa l’accettazione di punizioni corporali e pratiche tradizionali dannose.

Sviluppare o potenziare i programmi a sostegno dei genitori e di chi si prende cura dei minori, inclusi programmi educativi sensibili alle differenze di genere diretti ai genitori e incentrati su forme di disciplina non violente.

Gli investimenti nei servizi d’assistenza sociale dovrebbero contemplare anche programmi di qualità per lo sviluppo della prima infanzia, l’assistenza domiciliare, servizi prenatali e neo natali e programmi per favorire la produzione di reddito a sostegno dei gruppi più svantaggiati.

Studio ONU sulla violenza sui minori - Violenza nelle scuole e nelle altre strutture educative

Friday, 13/10/2006

La Convenzione sui diritti dell’infanzia prescrive che gli Stati adottino tutte le misure necessarie a garantire che la disciplina scolastica sia impartita conformemente a quanto stabilito dal suo testo. Sebbene le scuole giochino un ruolo importante nel proteggere i bambini dalla violenza, per molti di loro la scuola rappresenta un luogo di violenza.

Le violenze perpetrate dagli insegnanti e dal personale scolastico includono la violenza fisica, tipologie di punizioni psicologicamente umilianti, violenze sessuali o discriminanti e il bullismo. Punizioni corporali come picchiare o fustigare i bambini sono pratiche comuni nelle scuole di molti paesi. Sebbene le punizioni corporali nelle scuole siano state messe al bando in 102 Paesi, l’impegno a eliminarle non è stato ancora mantenuto in maniera uniforme.

Gli stessi bambini possono essere crudeli, causando dolore e sofferenza attraverso il bullismo. Questo può comportare non solo aggressioni fisiche ma anche quotidiane, ripetute vessazioni che lasciano cicatrici profonde. Il bullismo troppo spesso non viene preso seriamente dalle autorità scolastiche e i bambini sono riluttanti a denunciarlo.

Il bullismo, sia da parte degli studenti che del personale scolastico, è spesso associato alla discriminazione contro gli studenti provenienti da famiglie povere, o da gruppi emarginati o con particolari caratteristiche personali, inclusi i bambini disabili. Il bullismo è per lo più verbale, ma può anche sfociare in episodi di violenza fisica. Spesso il bullismo è reiterato e insidioso.

La violenza sessuale e di genere è spesso diretta contro le ragazze ad opera di insegnanti e compagni di classe maschi. Tali violenze sono favorite dall’incapacità dei governi di mettere in atto misure legislative in grado di proteggere gli studenti dalle discriminazioni. Le violenze sono anche indirizzate contro lesbiche, omosessuali, bisessuali e trans-gender.

Le scuole risentono dei problemi che affliggono l’intera comunità, come la cultura delle bande e le attività criminali ad esse correlate, soprattutto legate allo spaccio di droga.

Raccomandazioni

Promulgare leggi che proibiscano le punizioni corporali nelle scuole e nelle strutture educative e mettere in atto meccanismi in grado di raggiungere tale risultato. Creare canali accessibili e adeguatamente pubblicizzati che consentano ai bambini e alle loro famiglie di denunciare le violenze sui bambini in maniera sicura e anonima.

Assicurare che nelle scuole vengano impiegate strategie e metodi didattici non violenti e che siano adottati provvedimenti disciplinari che non siano basati sulla paura, sulle minacce, sull’umiliazione o la forza fisica.

Creare programmi che riguardino l’intero ambiente scolastico, incluse questioni come la risoluzione non violenta dei conflitti e le politiche anti-bullismo.

 

A Strasburgo Rosy Bindi parla della famiglia

Tuesday, 12/9/2006

La tutela dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali e il consolidamento della cooperazione internazionale in materia sono i temi che il ministro per le politiche della famiglia Rosy Bindi discutera’ domani a Strasburgo, al Consiglio d’Europa, l’organismo tradizionalmente preposto alla protezione dei diritti dell’Uomo.
Il ministro, che auspica una nuova politica sociale per la famiglia, parlera’ al comitato dei ministri dei 46 paesi che aderiscono al Consiglio d’Europa, in questo semestre presieduto dalla Russia e quindi dall’ambasciatore Alexander Orlov, per verificare e confrontare quanto e come si sia investito finora negli altri paesi europei sulla famiglia, come soggetto attivo dello sviluppo e della coesione sociale. L’on. Bindi illustrera’ ai rappresentanti dei governi degli altri paesi europei l’originalita’ del laboratorio italiano, che punta a creare un moderno modello di welfare capace di armonizzare i diritti delle persone e i diritti della famiglia, superando gli steccati politici e ideologici della vecchia Europa.
Il ministro dara’ l’adesione dell’Italia alla Convenzione per la tutela dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, richiamandosi agli impegni presi nei confronti della famiglia con la dichiarazione di Lisbona del 17 maggio 2006 dei paesi membri del consiglio d’Europa e illustrera’ la sintonia fra gli auspici espressi a Lisbona e le linee programmatiche del Governo italiano che guarda alla famiglia come un bene sul quale il sistema-paese deve investire per garantire la crescita economica e uno sviluppo equilibrato dell’Italia e dell’Europa.
Giovedi’ prossimo, il ministro Bindi si trasferira’ a Parigi dove avra’ un incontro ufficiale con Philippe Bas, ministro delegato per la Sicurezza Sociale, Anziani, disabili e famiglia. Sara’ un’occasione per un confronto sulle politiche e gli interventi a favore della famiglia in una logica di integrazione dei servizi sociale e delle misure di carattere economico e finanziario. Particolare attenzione sara’ prestata al tema della solidarieta’ intergenerazionale nelle famiglie e alla promozione della natalita’.

Figli senza Genitori e Genitori senza Figli

Thursday, 10/8/2006

Giovani da tutto il mondo con una caratteristica comune: aver vissuto l’abbandono sulla propria pelle; ragazzi e ragazze che hanno superato l’abbandono rinascendo figli adottivi; famiglie che hanno sperimentato il calore dell’accoglienza.

Per la prima volta si ritrovano insieme i protagonisti dell’accoglienza: sono loro infatti i protagonisti del convegno internazionale “Senza Figli Senza�? promosso da Amici dei Bambini a Bellaria in occasione del suo Ventennale e nel contesto della XV edizione della settimana di studi e formazione internazionale.

Quest’anno è significativa la presenza delle delegazioni dall’estero sia in termini di rappresentanza dal mondo dell’associazionismo che del mondo politico-istituzionale. Della totalità delle 18 delegazioni straniere – governative, famiglie, giovani – a Bellaria saranno presenti rappresentanti da Bosnia Erzegovina, Albania, Federazione Russa, Bolivia, Brasile, Marocco, Irlanda, Ucraina, Moldova, Bulgaria, Marocco, Perù, Sri Lanka, Lettonia Romania e Lettonia.

Figli senza Genitori e Genitori senza Figli: su questo sottile gioco di parole si snoda per tre giornate il convegno che punta l’attenzione sulle esperienze di vita e sulle testimonianze, inserite in un percorso che tenta di promuovere la responsabilità di ciascuno di noi di fronte all’abbandono.

La seconda giornata, martedì 29 agosto, è ancora dedicata ai giovani e alle famiglie, a Bellaria per confrontarsi e condividere le loro esperienze di vita nel corso di un serie di seminari. Insieme, tenteranno di rispondere a un unico quesito: come ottenere giustizia e uscire dall’abbandono? Dopo un lavoro comune condotto nei diversi paesi stranieri, fra gruppi di giovani e famiglie è stato tratteggiato il concetto di ‘orfano’ e analizzato il significato di ‘giustizia’.

Due le sessioni di seminari, Giovani e Famiglie. Parteciperanno agli incontri, aperti al pubblico:

Gruppi di giovani al servizio dei bambini in istituto: associazioni e gruppi provenienti da Bosnia Erzegovina, Federazione Russa, Albania, Brasile, Marocco, Irlanda e Italia.

Gruppi di riflessione: giovani usciti dagli istituti di Ucraina, Bulgaria, Moldova, Marocco, Bulgaria, Bolivia, Perù e Italia
Associazioni di famiglie accoglienti: associazioni in arrivo da Bosnia Erzegovina, Federazione Russa, Brasile, Moldova, Ucraina e Italia.

Gruppi informali: gruppi di associazioni familiari provenienti Marocco,Moldova, Romania, Bulgaria, Brasile, Perù e Bolivia 

 

CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA

Friday, 28/7/2006

CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA


Approvata dall’assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia con Legge del 27 maggio 1991 n. 176. 

1. Il bambino (o bambina) è ogni essere umano fino a 18 anni 

2. Gli Stati devono rispettare, nel loro territorio, i diritti di tutti i bambini: handicappati, ricchi e poveri, maschi e femmine, di diverse razze, di religione diversa, ecc. 

3. Tutti coloro che comandano devono proteggere il bambino e assicurargli le cure necessarie per il suo benessere. 

4. Ogni Stato deve attuare questa Convenzione con il massimo impegno per mezzo di leggi , finanziamenti ed altri interventi. In caso di necessità gli Stati più poveri dovranno essere aiutati da quelli più ricchi. 

5. Gli Stati devono rispettare chi si occupa del bambino. 

6. Il bambino ha diritto alla vita. Gli Stati devono aiutarlo a crescere. 

7. Quando nasce, un bambino ha diritto ad avere un nome, ed essere registrato, ed avere l’affetto dei genitori. 

8. Il bambino ha diritto al proprio nome, alla propria nazionalità e a rimanere sempre in relazione con la sua famiglia 

9. Il bambino non può essere separato, contro la sua volontà, dai genitori. La legge può decidere diversamente quando il bambino viene maltrattato. Il bambino separato dai genitori deve mantenere i contatti con essi. Quando la separazione avviene per azioni di uno Stato (carcerazione dei genitori, deportazione ecc.) il bambino deve essere informato del luogo dove si trovano i suoi genitori. 

10. Il bambino ha diritto ad andare in qualsiasi Stato per unirsi ai genitori. Se i genitori abitano in Stati diversi, il bambino ha diritto a mantenersi in contatto con loro. 

11. Il bambino non può essere portato in un altro Stato illecitamente. Tutti gli Stati si devono mettere d’accordo per garantire questo diritto. 

12. Il bambino deve poter esprimere la propria opinione su tutte le cose che lo riguardano. Quando si prendono decisioni che lo interessano, prima deve essere ascoltato. 

13.Il bambino ha diritto di esprimersi liberamente con la parola, lo scritto, il disegno, la stampa ecc. 

14. Gli Stati devono rispettare il diritto del bambino alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. 

15. Il bambino ha diritto alla libertà di associazione e di riunione pacifica. 

16. Il bambino deve essere rispettato nella sua vita privata. Nessuno può entrare a casa sua, leggere la sua corrispondenza o parlare male di lui. 

17. Il bambino ha diritto a conoscere tutte le informazioni utili sul suo benessere. Gli Stati devono: far fare libri, film ed altro materiale utile per il bambino; scambiare con gli altri Stati tutti i materiali interessanti adatti per i bambini; proteggere i bambini dai libri o da altro materiale dannoso per loro. 

18. I genitori (o tutori legali) devono curare l’educazione e lo sviluppo del bambino. Lo Stato li deve aiutare rendendo più facile il loro compito. 

19. Gli Stati devono proteggere il bambino da ogni forma di violenza. 

20. Lo Stato deve assistere il bambino che non può stare con la sua famiglia affidandolo a qualcuno. Chi si occupa del bambino deve rispettare le sue abitudini. 

21. Gli Stati devono permettere l’adozione nell’interesse del bambino. L’adozione deve essere autorizzata dalle autorità con il consenso dei parenti del bambino. Se l’adozione non può avvenire nello Stato del bambino, si può fare in un altro Stato. L’adozione non deve mai essere fatta per soldi. 

22. Gli Stati devono cercare di unire alla sua famiglia il bambino separato e, se non ha famiglia, lo Stato lo deve proteggere come qualsiasi altro bambino. 

23. Il bambino svantaggiato fisicamente e mentalmente deve vivere una vita completa e soddisfacente. Gli Stati devono scambiarsi tutte le informazioni utili per migliorare la vita dei bambini disabili e devono garantire l’assistenza gratutita se i genitori o i tutori sono poveri. Inoltre bisogna fornire al bambino occasioni di divertimento. 

24. Il bambino deve poter vivere in salute anche con l’aiuto della medicina. Gli Stati devono garantire questo diritto con diverse iniziative : fare in modo che muoiano meno bambini nel primo anno di vita; garantire a tutti i bambini l’assistenza medica; combattere le malattie e la malnutrizione fornendo cibi nutritivi ed acqua potabile; assistere le madri prima e dopo il parto; informare tutti i cittadini sull’importanza dell’allattamento al seno e sull’igiene; aiutare i genitori a prevenire le malattie e a limitare le nascite. 

25. Il bambino che è stato curato deve essere controllato periodicamente. 

26. Ogni bambino deve essere assistito in caso di necessità, di malattia o necessità economica, tenendo conto delle possibilità dei genitori o dei tutori. 

27. Ogni bambino ha diritto a vivere bene. Gli Stati devono aiutare la famiglia a nutrirlo, a vestirlo, ad avere una casa, anche quando il padre si trova in un altro Stato. 

28. Il bambino ha diritto all’istruzione. Per garantire questo diritto gli Stati devono: fare le scuole elementari obbligatorie per tutti; fare in modo che tutti possano frequentare le scuole medie; aiutare chi ha capacità a frequentare le scuole superiori; informare i bambini sulle varie scuole che esistono. Gli Stati devono controllare anche che nella scuola siano rispettati i diritti dei bambini. 

29. L’educazione del bambino deve: sviluppare tutte le sue capacità rispettare i diritti umani e le libertà; rispettare i genitori, la lingua e la cultura del Paese in cui egli vive; preparare il bambino ad andare d’accordo con tutti; rispettare l’ambiente naturale. 

30. Il bambino che ha una lingua o una religione diversa ha diritto di unirsi con gli altri del suo gruppo per partecipare ai riti e parlare la propria lingua. 

31. Il bambino ha il diritto di giocare, di riposarsi e di svagare. Gli Stati devono garantire a tutti questo diritto. 

32. Il bambino non deve essere costretto a fare dei lavori pesanti o rischiosi per la salute. Gli Stati devono approvare delle leggi che stabiliscano a quale età si può lavorare, con quali orari e in quali condizioni. Devono punire chi non le rispetta. 

33. Gli Stati devono proteggere il bambino contro le droghe ed evitare che sia impiegato nel commercio della droga. 

34. Gli Stati devono proteggere il bambino dallo sfruttamento sessuale. 

35. Gli Stati devono mettersi d’accordo per evitare il rapimento, la vendetta o il traffico dei bambini. 

36. Gli Stati devono proteggere il bambino da ogni forma di sfruttamento. 

37. Nessun bambino deve essere sottoposto a tortura o punizioni crudeli. Se un bambino deve andare in prigione, deve essere per un motivo molto grave e per un breve periodo. In carcere deve essere rispettato, deve mantenere i contatti con la famiglia e deve essere tenuto separato da carcerati adulti.

Dei diritti e dei minori

Progetto ideato
 dal Teatro del Buratto e da Coop Lombardia
in collaborazione con 
Pandora 

Scuole Elementari dell’Istituto Comprensivo “Tommaso Grassi”

I Diritti dei Minori è il tema di un’iniziativa che coinvolge più di trecento bambini di due Scuole Elementari di Milano e che ha come esito finale l’allestimento di una mostra animata che verrà installata all’interno del Centro Commerciale COOP di P.le Lodi e che potrà essere fruita nel mese di aprile e maggio da tutti gli alunni delle scuole coinvolte, dai loro genitori e parenti, dalle altre scuole del quartiere e da tutti i clienti del Centro Commerciale. 

Il progetto nasce dalla collaborazione tra il Teatro del Buratto e Coop Lombardia che hanno alle spalle già altre iniziative condivise rivolte all’infanzia e ha uno spunto: l’apertura a Milano in Piazzale Lodi di un nuovo Centro Commerciale. Il Teatro del Buratto, attento conoscitore del mondo dei bambini, offre, nella realizzazione di questo progetto, un approccio creativo tramite lo specifico artistico di cui è portatore e la Coop rinnova il suo impegno in attività sociali legate alla scuola e al territorio. Da sempre, infatti, investe risorse economiche ed umane al fine di diffondere i valori e la pratica dell’impegno collettivo e della solidarietà.

“Sappiamo che il tema ha il sapore della riflessione tra adulti e per adulti – dicono Gianfranco Bella e Marco Muzzolon, i due registi del progetto per il Teatro del Buratto -  ma in questo caso non è così: 

si esprimono i bambini, stimolati dagli strumenti che sono in nostro possesso e che bene conosciamo, esprimono la loro creatività. Sono i mittenti e i destinatari di questa comunicazione e la mostra sarà il dono che essi stessi faranno al mondo degli adulti e anche agli altri bambini”.

Immediatamente dopo aver affrontato con gli operatori della Cooperativa Pandora il piano informativo culturale legato al tema dei diritti dei minori (a partire dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia), i bambini sono stati coinvolti in attività laboratoriali che sollecitassero la loro creatività con strumenti artistici. 

 

Più di duecento bambini (delle classi I, II, III e  V classi della Scuola Elementare di via Pietro Colletta e di via Monte Velino) divisi in tre differenti laboratori: pittura, scultura e video. 

Facendo leva sull’entusiasmo dei bambini, gli artisti li hanno indotti ad abbandonare gli stereotipi per creare divertendosi, senza la preoccupazione di dimostrare le proprie abilità, ma cercando di lasciare una traccia delle proprie emozioni. 

La pittura è intesa come qualcosa da “manipolare”, che possa vivere e svilupparsi. Tenendo sempre conto dell’età e delle suggestioni dei bambini, si sono individuati i vari modi dell’espressione pittorica: fumetto, astrattismo, realismo e le varie tecniche: collage, velature, mosaico. 

La scultura è suggerita come assemblaggio e trattamento degli oggetti e dei materiali.
I bambini hanno utilizzato vecchi oggetti o quelli d’uso quotidiano. Poi hanno inserito foto e loro scritti.

Infine hanno esplorato le infinite possibilità di utilizzo del video. Dalla documentazione alla produzione, raccogliendo immagini dalla televisione o da videocassette, fino a registrare opinioni e testimonianze e a ipotizzare spot.

Per tutti è poi arrivata la fase conclusiva in cui scegliere i materiali prodotti da esporre e da videoproiettare alla mostra. 

La mostra sarà allestita in un ambiente di 1.000 mq. lo spazio sarà dotato di strutture portanti che serviranno per l’esposizione delle opere. I lavori verranno raggruppati in stanze o aree per creare un percorso in cui i fruitori avranno una visione progressiva di come i bambini e i ragazzi hanno affrontato il tema dei Diritti dei Minori. E in piccoli gruppi (con interventi di 30 minuti ciascuno), i visitatori saranno invitati a seguire questo viaggio suggerito dai bambini; verranno catturati da suoni, luci, colori, parole, oggetti e la presenza di animatori favorirà il coinvolgimento dei presenti, la rielaborazione di questa esperienza, perché possa essere condivisa.

Mostra

Dei diritti e dei minori
Aperta al pubblico

TUTTI I SABATI

dal 6 APRILE (inaugurazione dalle ore14)

fino al 1 giugno escluso sabato 27 aprile

Ingresso dalle ore 15 alle ore 18

presso

Ipercoop Lodi
P.le Lodi – Milano

***

Per informazioni e prenotazioni
Teatro del Buratto: tel. 02 27002476
www.teatrodelburatto.it

carta internazionale dei diritti dell'infanzia

L’Unicef in aiuto dei bambini del Salvador

Con l’aiuto dei volontari e di giovani universitari, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia è corso in aiuto della
popolazione del Salvador, colpita da un terribile terremoto, fornendo kit sanitari e per l’igiene personale, tavolette per purificare l’acqua, latrine portatili da utilizzare nei punti di soccorso, medicine di base e antibiotici a beneficio di 40 mila persone. L’Unicef ha distribuito anche sacche e serbatoi di acqua potabile. Per far fronte con tempestivita’ alle
drammatiche conseguenze prodotte dal terremoto che ha colpito El Salvador, l’Unicef-Italia chiede all’opinione pubblica di non dimenticare questa emergenza, rinnovando l’appello per aiutare i bambini del Salvador; si calcola infatti che tra i 50 e 100 mila siano i minori rimasti colpiti dal terremoto.


carta internazionale dei diritti dell'infanzia

Il mondo raccontato dai bambini: la Somalia’

E’ un’iniziativa promossa da RaiSat Ragazzi e dall’Unicef-Italia: ‘Il mondo raccontato dai bambini: la Somalia’, una serie di 15 brevi reportage diretti da Serena Laudisa, realizzati in Somalia con l’intento di avvicinare i ragazzi ad una realta’ radicalmente diversa dalla loro attraverso le testimonianze di coetanei; sono  ragazzi dagli 8 ai 16 anni a raccontare, con sguardo lucido e sereno, i problemi e le speranze di un paese che, dopo anni di guerra civile, sta lentamente riconquistando stabilita’. I reportage affrontano tutti gli aspetti della vita dei bambini somali, da quelli piu’ duri come la guerra, la poverta’, il lavoro minorile, la carenza di strutture scolastiche e sanitarie a quelli legati alla vita di tutti i giorni: l’organizzazione domestica e familiare, le tradizioni culturali, la scuola, il gioco e l’amore per gli animali.

Il mondo raccontato dai bambini: la Somalia andrà in onda dal 6 febbraio sul canale satellitare distribuito dalla ‘piattaforma D+’, ogni martedi’ e giovedi’ alle ore 13.00  all’interno del magazine ‘Giga’. 

carta internazionale dei diritti dell'infanzia

La DIVERSITA’ non deve creare OSTILITA’ 

  “Non esiste diversita’ tra gli esseri umani che abbia titolo ad essere fonte di odio. Con queste 
parole il presidente del Consiglio Giuliano Amato ha chiuso la sua lezione sulle cause del razzismo tenuta di fronte ad un centinaio di studenti di scuola media, a Palazzo Marini. 
  Le diversita’ ci sono e sono ‘’figlie della cultura e delle abitudini'’- ha spiegato Amato - ma e’ inaccettabile che le differenze significhino l’accettazione di chi sta sotto e di chi sta sopra'’.  Ed ha ribadito l’importanza di un mondo in cui le ‘’diversita”’ sono sempre piu’ a contatto l’una dell’altra.    ‘’Questa realta’ - ha spiegato - puo’ essere fonte di una gigantesca deflagrazione se prevale la cultura dell’ intolleranza. Ma puo’ essere invece fonte di una meravigliosa convivenza, se prevale la cultura di segno opposto, tra persone che non sono del tutto uguali. Solo in quest’ultimo caso avremo un modo piu’ felice e allegro'’. 
   Riferendosi al razzismo del periodo fascista, il presidente del Consiglio ha tra l’altro detto che questo venne imposto agli italiani anche perche’, in realta’, ‘’non lo sentivano, anzi 
erano contrari a queste forme di ostilita”’. Partendo da questo presupposto il premier ha sottolineato la necessita’ di fare un appello a questo spirito degli italiani perche’ non si 
riproducano quelle condizioni che rischiano oggi di far riaffiorare in Europa forme di razzismo.    ‘’L'idea della diversita’ come matrice di ostilita’ e’ figlia della cultura umana - ha aggiunto - e solo la cultura umana puo’ combatterla'’.    In questo quadro Amato ha fatto riferimento al ruolo fondamentale dell’insegnamento nella scuola. 

  ‘’Le devastazioni causate dal razzismo - ha tra l’altro detto il premier - sono gigantesche'’. E tutto e’ partito dal timore vero il diverso: visto come ‘’qualcuno che puo’ togliermi qualcosa'’. Amato ha citato come esempio positivo la nascita di un concetto univoco di nazione nei paesi dell’europa occidentale:concetto  che esiste a prescindere dalla concezione etnica, dal colore della pelle e dalla religione. Diversa la situazione nell’europa dell’Est dove le differenze di lingua o di religione hanno generato un razzismo, come nei balcani, che ha portato un odio feroce. 
  Le diversita’ non sono dunque dovute a ‘’stati naturali precostituiti'’: quindi non hanno senso preconcetti sulla superiorita’ di una razza sull’altra. Anche se questi preconcetti verso chi viene da fuori, chi e’ in qualche modo diverso, non sono stati ancora del tutto sradicati. ‘’Ci 
scommetto la testa - ha concluso Amato -, se capitasse a me, in quanto italiano, di travolgere con la mia auto un quattordicenne sul raccordo anulare i giornali titolerebbero: ‘falciato un quattordicenne’.; se capitasse invece ad un albanese, scriverebbero: ‘albanese uccide quattordicenne’. 

carta internazionale dei diritti dell'infanzia

Africa:LA GUERRA DEI DIAMANTI 

  In Africa poverta’ della gente e ricchezza del sottosuolo coesistono in un  paesaggio fatto di guerre e desolazione. E’ la ‘guerra dei diamanti’ dei paesi potenzialmente ricchi dissanguati da conflitti con centinaia di migliaia di morti. 
Nella Repubblica democratica del Congo (EX ZAIRE) la guerra è cominciata il 2 agosto 1998, quando la ribellione dei banyamulenge (congolesi tutsi di origine ruandese) si trasforma in una guerra che coinvolge militarmente sette paesi, un fatto senza precedenti nel continente africano. 
Ruanda e Uganda sostengono la ribellione. Zimbabwe, Angola, Namibia e Ciad (che pero’ ha ritirato le proprie truppe nell’aprile 1999) intervengono a fianco del regime di Laurent Desire’ Kabila. Il conflitto avrebbe causato centomila morti e un milione di profughi. 
Movente della guerra quello di impossessarsi dell’oro, dei diamanti o anche del legname di cui 
e’ al mondo uno dei paesi piu’ ricchi. 
In Angola- dove la pace è durata solo quattro anni - la guerra civile e’ riesplosa nel novembre 1998 tra le forze del presidente Jose’ Eduardo dos Santos e l’Unita di Jonas Savimbi. Il conflitto ha causato centinaia di migliaia di morti e oltre un milione di profughi. In ballo sono i giacimenti di diamanti e petrolio e le relative concessioni per lo sfruttamento. Nel giugno 1998 l’Onu ha varato sanzioni contro l’Unita per non aver ottemperato al piano di pace, congelando i suoi conti all’estero e mettendo al bando l’acquisto di diamanti estratti da zone minerarie sotto il suo controllo. Il 24 ottobre scorso le forze armate angolane hanno reso noto di aver espulso tutti i ribelli dell’Unita dalle zone di estrazione dei diamanti del paese. Si stima che l’Unita 
ricavi circa mezzo miliardo di dollari l’anno dalla vendita di diamanti. 
   La Sierra Leone e’ devastata dal marzo 1991 da una guerra civile condotta dal Fronte unito rivoluzionario (Ruf). Dopo l’accordo di pace firmato nel luglio ‘99 tra il leader del Ruf Sankoh e il presidente Kabbah, scontri, con la cattura anche di centinaia di soldati dell’Onu presenti nel Paese, ripresero nella primavera scorsa, pare in seguito al tentativo dei caschi blu di penetrare nelle zone di raccolta dei diamanti controllate da Sankoh. Si ritiene che i ribelli finanzino la loro guerra inviando sotto scorta il grosso della loro produzione in Liberia da dove poi raggiunge Anversa, il Medio Oriente e il Sudafrica con certificati di provenienza falsi per evitare controlli. Il 5 luglio scorso l’Onu ha deciso un embargo globale di 18 mesi contro l’esportazione dei diamanti della Sierra Leone.    Nel frattempo la comunita’ internazionale cerca di arginare 
il contrabbando e i traffici che alimentano le guerre in Africa. Il Canada ha proposto all’Onu di stabilire un Ufficio permanente di sorveglianza per arginare il traffico illegale di diamanti. 
La Svizzera, indicata dall’Onu come uno snodo internazionale del traffico illegale di diamanti, si e’ impegnata a rafforzare i controlli nelle aree ‘duty free’ dei suoi aeroporti. Nel luglio 
scorso al Congresso mondiale dei diamanti, tenutosi ad Anversa, le maggiori imprese del settore, inclusa la De Beers, e associazioni internazionali si sono impegnate per realizzare un 
sistema internazionale di certificazione ‘anti-ribelli’, un registro elettronico mondiale e una legislazione comune a tutti i paesi. 

carta internazionale dei diritti dell'infanzia

IL SUDAN LIBERA 2.500 BAMBINI-SOLDATO 

Piu’ di 2.500 bambini-soldato sono stati evacuati con un ponte aereo dalle zone di guerra del Sudan meridionale e condotti in zone sicure, dove potranno seguire programmi di riabilitazione ed  essere reinseriti nelle famiglie.  I  ragazzi, di eta’
compresa tra gli 8 e i 18 anni, erano stati smobilitati dai  campi militari sotto il controllo del Spla (Sudan People’s  Liberation Army) grazie agli accordi raggiunti nell’autunno
scorso tra il comandante del Spla e il Direttore generale  dell’Unicef, Carol Bellamy, che in quel periodo era in missione  nel sud del Sudan per una campagna di vaccinazione contro la  polio. Tutti i bambini evacuati verranno curati, accuditi e
protetti; quelli che, pur avendo ricevuto un addestramento  militare, non hanno partecipato direttamente ai combattimenti  saranno reinseriti nelle famiglie e nelle comunita’ di origine entro i prossimi 4-8 mesi. Avra’ tempi piu’ lunghi, invece, il
recupero dei ragazzi che sono stati costretti a combattere. Ma,  ha sottolineato il  Direttore dell’Unicef Carol Bellamy, la  soddisfazione per la liberazione di questi ragazzi non deve  farci dimenticare l’obiettivo dell’Unicef: liberare e aiutare
tutti gli altri 9.000 bambini che sono ancora impiegati come  combattenti  nel Sudan meridionale. L’Unicef ricorda dal 1946 ci  sono stati nel mondo piu’ di 150 conflitti, 130 dei quali  avvenuti nei paesi in via di sviluppo; solo nell’ultimo decennio  piu’ di due milioni sono rimasti uccisi in guerra, piu’ di 6  milioni sono stati feriti o menomati, piu’ di un milione sono  rimasti orfani o sono stati separati dai familiari, piu’ di 20
milioni di bambini hanno dovuto abbandonare la propria casa come  rifugiati o sfollati. 300 mila bambini sono ancora oggi  impiegati in oltre 30 conflitti nel mondo, come combattenti o  schiavi dei soldati. (ANSA).

Bambini e cellulare: la Ue vuole saperne di più e lancia una consultazione pubblica

Thursday, 27/7/2006

La Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica sui potenziali rischi legati all’utilizzo dei telefoni cellulari da parte dei minori. Sono attesi contributi provenienti da tutte le parti interessate: organizzazioni per la tutela dei minori, associazioni di genitori, organizzazioni di consumatori, operatori di reti mobili, fornitori di servizi, fabbricanti di telefoni e di reti e regolatori.La consultazione si svolgerà fino al 16 ottobre 2006.

I telefoni cellulari fanno parte della nostra vita quotidiana, non solo di quella degli adulti, ma anche di quella degli adolescenti e, sempre più, di quella dei bambini. La comunicazione mobile rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo delle economie e delle società europee. È necessario, tuttavia, continuare a garantire la tutela dei minori” - ha dichiarato Viviane Reding, Commissaria responsabile per la società dell’informazione e dei media - “A mio parere, la responsabilità della tutela dei minori nel campo della telefonia mobile spetta a tutti gli attori del settore: imprese, associazioni per la tutela dell’infanzia e organismi pubblici. Migliorando l’efficacia dell’autoregolamentazione si ridurrà la necessità dell’intervento statale“.La nuova consultazione lanciata dalla Commissione riguarda i problemi legati ai contenuti e ai comportamenti, quali l’accesso a contenuti illegali o nocivi, il bullismo (l’invio tra bambini di messaggi e foto a carattere offensivo o compromettente), la “seduzione di minori” (ad esempio, i tentativi da parte di uno sconosciuto di “diventare amico” di un bambino al fine di incontrarlo), i rischi per la tutela della vita privata dei minori, così come il rischio di fatture telefoniche molto più elevate del previsto.

Negli ultimi anni il numero di bambini o di giovani che utilizzano i telefoni cellulari è aumentato in modo eccezionale; allo stesso tempo è cresciuto in modo spettacolare il numero di funzionalità di cui sono dotati i telefoni cellulari.

Secondo un sondaggio Eurobarometro del maggio 2006, in Europa, il 70% dei giovani tra i 12 e i 13 anni e il 23% dei bambini d’età compresa tra gli 8 e i 9 anni possiede un telefono cellulare. Oggi i telefoni cellulari permettono di inviare e ricevere messaggi video, di utilizzare servizi d’intrattenimento (ad esempio scaricare giochi, brani musicali e filmati), di accedere a internet e di utilizzare servizi basati sulla localizzazione degli utenti.

Nella società dell’informazione è evidente che l’aumento dell’utilizzo della telefonia cellulare contribuisce a moltiplicare le possibilità di collegamento tra le persone, il che, tuttavia, suscita preoccupazioni per la sicurezza dei minori. La consultazione mira a raccogliere informazioni e pareri delle varie parti interessate sui tipi di rischi che corrono i bambini quando utilizzano i servizi di contenuti mobili, sulle soluzioni tecniche e normative esistenti e sulle azioni previste per il futuro, in particolare a livello europeo.

La consultazione s’inserisce in un processo avviato nel giugno 2005, durante una sessione plenaria del forum per un internet più sicuro che aveva attirato 200 rappresentanti di imprese e di organizzazioni per la tutela dei minori. La Commissione auspica che un dibattito del genere a livello europeo possa portare all’istituzione di un sistema di autoregolamentazione analogo a quello che si sta mettendo a punto in alcuni Stati membri ed è in questa prospettiva che essa sostiene numerose iniziative avviate in materia dagli operatori delle reti mobili, dalle ONG e da altre parti interessate.

Il forum per un internet più sicuro fa parte del programma per l’uso sicuro del web, attivo dal 1999, che mira a mettere a disposizione dei genitori e degli insegnanti le conoscenze e gli strumenti necessari per garantire un utilizzo senza rischi di internet da parte dei minorenni.

Il programma in corso, di una durata di quattro anni (2005-08), ha una dotazione di 45 milioni di euro per combattere i contenuti illegali e nocivi in internet. Il programma riguarda anche altri media, come i filmati video, ed è stato elaborato esplicitamente per combattere il razzismo e i messaggi di posta elettronica indesiderati (spam).

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