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Diritto
A Napoli, da oggi, è vietato fumare anche nei parchi, in presenza di bambini e donne incinte
Sunday, 18/11/2007
Napoli all’avanguardia nella tutela dei soggetti più deboli esposti al rischio di fumo passivo. Il dispositivo, emesso dall’assessore alla Sanità Rino Nasti , recepisce le proposte fatte da associazioni impegnate contro i danni derivanti dal tabagismo. E rientra anche nella strategia del ministero della Salute e nel programma “Guadagnare salute”? approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso febbraio che concede ai Comuni di intraprendere iniziative di prevenzione contro comportamenti che possano essere dannosi per la pubblica salute. ‘’Ci auguriamo che si smetta finalmente di fumare nelle case - dice Nasti- nei luoghi chiusi, davanti ai bambini e alle donne incinte: per noi questa è una questione culturale'’.Soddisfazione è stata espressa dai ministri dell’Ambiente e della Salute. Un provvedimento che porta ‘’Napoli all’avanguardia'’, per Alfonso Pecoraro Scanio. L’iniziativa - commenta Livia Turco - ‘’coglie appieno lo spirito del programma del Governo ‘Guadagnare Salute’ che ha come obiettivo proprio quello della promozione di stili di vita salutari attraverso la collaborazione tra le diverse istituzioni. E certamente - conclude - il fumo sia attivo che passivo è uno dei fattori più nocivi per la nostra salute”.
“Guadagnare salute”, il progetto per rendere più facili le scelte
“Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità quasi nove decessi su dieci e oltre il 75% della spesa sanitaria in Europa e in Italia sono causati da alcune patologie che hanno tra loro un mimimo comun denominatore: i cattivi stili di vita.
Disturbi cardiovascolari, tumori, diabete, malattie respiratorie croniche, disturbi mentali e muscoloscheletrici. Eccoli i sei killer più insidiosi per la nostra salute, responsabili del 77% degli anni di vita persi in buona salute ma che, tuttavia, sono ampiamente prevenibili non fumando, mangiando in modo sano ed equilibrato (soprattutto frutta e verdura), non abusando dell’alcol e ricordandosi che il nostro organismo richiede movimento fisico costante e non sedentarietà.In Italia i sei killer colpiscono maggiormente le classi sociali meno abbienti e ciò trova una spiegazione nel fatto che i comportamenti individuali risentono del contesto socio-economico-ambientale in cui si vive e lavora. E questo vale per la casa, per il posto di lavoro, per la città in cui si risiede ma c’entrano anche fattori legati ai consumi (gli alimenti più sani sono spesso appannaggio delle classi più istruite e con redditi più elevati) e la mancanza di difese selettive contro le offensive di un certo tipo di marketing. Ecco perché i soggetti più esposti al bombardamento mass mediatico, ma anche all’impermeabilità verso messaggi alternativi salutari, sono proprio le famiglie più povere, anche se il fenomeno appare ormai estendersi in modo abbastanza trasversale tra tutta la popolazione italiana.
L’aumento dell’obesità e del sovrappeso, la ripresa dell’abitudine al fumo, gli allarmi su forme di alcolismo giovanile sempre più emergenti, l’alimentazione sbagliata e senza regole, la deriva verso una vita sedentaria, sono infatti tendenze ormai generalizzate che ci portano a interrogarci urgentemente sul che fare per invertire questa apparentemente irresistibile deriva anti salutare.
Paesi come la Gran Bretagna sembrano aver imboccato, almeno a stare ad alcune recenti dichiarazioni, una via che potremmo definire “punitiva”? verso coloro che risultano essere in qualche modo recidivi nell’abbandonare vizi o cattive abitudini pur essendo stati avvertiti per tempo dei rischi ad essi correlati.
E così si è cominciato a parlare di penalizzazioni sulle cure per un disturbo cardiaco o un cancro nei confronti di fumatori incalliti che non abbiano smesso di fumare nonostante reiterati richiami delle autorità sanitarie. Idem per gli alcolisti o per gli obesi che non provino a mettersi a dieta per tempo.
E’ una via drastica, quasi “vendicativa”? o comunque di stampo giustizialistico nei confronti dei cittadini, che sembra non tener conto dei molteplici fattori economici, sociali, mentali, che stanno quasi sempre dietro un comportamento a rischio per la propria salute. Ma, in ogni caso, contraria a quella visione di tutela e diritto inalienabile alle cure che rappresenta uno dei grandi principi costituenti del nostro Paese.
Detto questo penso che chi governa e amministra la sanità ma anche i singoli cittadini, debbano rendersi conto che non provare a invertire queste abitudini dannose per la nostra salute sarebbe assurdo e criminale. Nei confronti delle persone ma anche della collettività e della nostra responsabilità sociale. Oggi, grazie alle evidenze scientifiche ed epidemiologiche frutto di anni di ricerche, ci troviamo davanti a una potenziale rivoluzione nell’approccio alla tutela della salute. Uso questo termine perché la sfida è quella di invertire le stesse priorità storiche della medicina, facendo della prevenzione primaria – e cioè quella legata alla riduzione dei fattori di rischio per la propria salute derivanti da stili di vita e abitudini sbagliate – l’arma più importante per stare in buona salute, rispetto alla tradizionale prevalenza della “cura”? contro le malattie, considerate evenienze inevitabili. Oggi sappiamo che molte malattie, mortali o comunque croniche e invalidanti, si possono invece evitare, anche solo cambiando le nostre abitudini. Da qui nasce il nostro programma “Guadagnare salute”? un vero e proprio libro bianco per la promozione di scelte di vita salutari che è frutto del lavoro di ben nove ministeri approvato oggi dal Consiglio dei Ministri.
Con questo progetto ci siamo posti un obiettivo: quello di rendere facili le scelte salutari, con un approccio di fatto opposto a quello britannico. La nostra scelta è quella del convincimento e dell’alleanza tra i diversi attori delle varie filiere coinvolte. Dalle aziende alimentari, al mondo della scuola e del lavoro. Ma anche dei tabaccai e dei produttori di bevande alcoliche e delle grandi catene di ristorazione.
Un’altra caratteristica del progetto è la sua intersettorialità. Si è infatti compreso che interventi monotematici – contro il fumo, contro l’alcol, contro l’obesità, ecc. – sono poco efficaci sia perché spesso i fattori di rischio per la salute sono tra loro promiscui ma anche perché è ormai acclarato quanto sia preponderante nelle scelte salutari il contesto complessivo delle condizioni di vita di ciascuno di noi.
E ciò vale per tutte le politiche di promozione di corretti stili di vita: da quelle per favorire la mobilità e l’attività fisica a quelle per sostenere il consumo di frutta e verdura o per ridurre la concentrazione di sale, zuccheri e grassi negli alimenti e per avere diete più equilibrate nelle grandi ristorazioni collettive o per scoraggiare il fumo e il consumo di alcol, e così via.
Siamo di fronte a un vero programma quadro di iniziative, azioni, alleanze e di comunicazione diretta ai cittadini, in grado di affrontare in modo globale i quattro grandi fattori di rischio per consentire al Paese di guadagnare salute, aiutando contestualmente la sostenibilità del Ssn, sia in termini economici che di efficacia dei propri interventi?.
Livia Turco
Ministro della Salute
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20 novembre 2007: Giornata mondiale dei diritti dei bambini e degli adolescenti
Friday, 16/11/2007
Un momento di partecipazione, di animazione e di festa con i bambini e per i bambini. Lo organizza Telefono Azzurro il 20 novembre al Teatro Sala Umberto di Roma, in occasione della Giornata mondiale dei diritti dei bambini e degli adolescenti.
La onlus intende ribadire in questo modo la responsabilità e l’impegno che tutti gli adulti devono assumersi per tutelare, rispettare e proteggere il mondo dell’infanzia, ascoltando direttamente il parere e le opinioni dei bambini. E lo fa in occasione del diciottesimo anniversario dell’approvazione della Convenzione Onu sui diritti dei bambini, che ha segnato la svolta nell’attenzione che il mondo adulto rivolge ai ragazzi e ai loro bisogni.
Telefono azzurro, che da anni ormai collabora con la scuola, ha lavorato con alunni e insegnanti su temi come la famiglia, il tempo libero e lo sport, il rapporto con i media, sollecitando le domande che i bambini vorrebbero rivolgere al mondo degli adulti.
La mattinata del 20 novembre sarà il momento giusto per indirizzare queste domande agli interlocutori più adatti: rappresentanti del mondo dei media, dello sport e della scuola saranno presenti assieme a Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, e a rappresentanti delle istituzioni locali, il presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, e l’assessore ai Servizi sociali e per la Famiglia, Claudio Cecchini.
La manifestazione vuole confermare il diritto del bambino a partecipare alle iniziative che lo riguardano. Un diritto sancito nella Convenzione Onu e ancora ribadito e confermato dal Consiglio d’Europa nell’ambito del programma “Costruire un’Europa per e con i bambini�?. Tale programma, al quale anche l’Italia ha aderito, si propone di migliorare l’accesso dei bambini all’informazione, sviluppando strumenti e metodi destinati a garantire la loro partecipazione a tutti i livelli.
L’appuntamento è per il 20 novembre al Teatro Sala Umberto di Roma in via della Mercede, 50 alle 9,30.
Di seguito il programma dell’incontro:
Ore 9.30
- Spettacolo teatrale: “La scimmia, il ragno e il tamburo�? di Gianni Silano
Ore 11.00
- Raccolta delle domande e degli interventi preparati dai bambini e dalle scuole
- Presentazione delle domande ai personaggi del mondo politico, istituzionale, sportivo e dello spettacolo
Ore 13.00
- Sintesi e conclusione dell’incontro
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Congedi di maternità e parentali, dichiarazione del Ministro Rosy Bindi
Thursday, 15/11/2007
“La norma approvata oggi dal Senato riconosce finalmente ai genitori adottivi gli stessi diritti dei genitori naturali. Sono molto soddisfatta perché grazie a questo provvedimento teniamo fede a un impegno assunto alla Conferenza nazionale della famiglia di Firenze, venendo incontro alle aspettative di tante famiglie italiane che hanno fatto la scelta impegnativa dell’adozione internazionale. Si mette fine alla disparità di trattamento per le coppie adottive che potranno usufruire come tutti gli altri genitori degli stessi congedi di maternità e parentali. Finora era possibile avere il congedo di maternità retribuito solo per tre mesi e solo dopo l’ingresso in Italia del bambino adottato. Con la norma approvata oggi, invece, sarà possibile avere il congedo per cinque mesi e potranno essere utilizzati anche prima dell’ingresso in Italia, quando la coppia si reca all’estero per incontrare il bambino e perfezionare le procedure adottive. Abbiamo inoltre previsto di eliminare il limite d’età del bambino per i congedi parentali, fissato oggi a 12 anni. E’ una scelta di equità e di giustizia per rendere più serena quella straordinaria esperienza di gratuità e accoglienza che è l’adozione di un bambino straniero, spesso proveniente da culture molto diverse dalla nostra”.
Roma, 13 novembre 2007
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Un Garante nazionale per l’infanzia
Sunday, 4/11/2007
Un garante nazionale per l’infanzia e norme piu’ severe per prevenire ed eliminare le violenze sui minori, che si consumano soprattutto in famiglia, a scuola, negli ambienti di lavoro. E anche un protocollo vincolante per le audizioni dei minori, in modo da evitare le difficolta’ incontrate nelle indagini sull’asilo di Rignano Flaminio. E’ quanto hanno chiesto Save the Children e la commissione parlamentare per l’Infanzia, presieduta dalla senatrice Anna Maria Serafini, a conclusione del seminario “La violenza sui bambini e le bambine” che si e’ tenuto a Roma nella biblioteca del Senato. Relatore principale dell’incontro, l’esperto di diritti umani Paulo Sergio Pinheiro, curatore un anno fa di uno studio dell’Onu sulla violenza nei confronti dei minori, secondo il quale milioni di bambini nel mondo sono vittime di abusi e maltrattamenti. “La violenza sui minori e’ un’emergenza globale che riguarda anche le nazioni ricche che si dicono democratiche e tollerano abusi nelle mura domestiche”.
Secondo il documento, inoltre, i minori non hanno adeguata protezione e tutela giuridica: sono 106 i Paesi che non hanno una legge specifica che vieti le punizioni corporali a scuola, di cui sono vittime oltre 1 miliardo e 250mila bambini.
Violenze che diventano ancora piu’ feroci per i circa 218 milioni di piccoli lavoratori, 126 milioni dei quali coinvolti in attivita’ rischiose. In particolare, ha rivelato Pinheiro, 5,7 milioni di bimbi sono costretti a lavorare per estinguere un debito, 1,8 milioni sono coinvolti nel giro della prostituzione e della pornografia, mentre almeno 1,2 milioni sono stati nelle mani dei trafficanti di schiavi.
Tuttavia per l’Italia è difficile avere dati certi sulla tratta dei bambini, mentre recenti studi hanno stimato che tra i 450 e i 500.000 ragazzini tra i 10 e i 14 anni sono costretti a lavorare in attivita’ o imprese di famiglia per poi passare a lavori piu’ pesanti alle dipendenze di parenti o conoscenti.
“La violenza contro un bambino e’ inaccettabile”, ha commentato la presidente della commissione, “perchè colpisce un individuo particolarmente vulnerabile e dipendente dagli adulti, nei quali ripone totale fiducia�?. Per questo la commissione bilaterale redigera’ un protocollo per le audizioni dei minori che hanno subito violenza .
Si tratta, ha continuato, di un problema “complesso e globale”, che per questo va affrontato con “un coordinamento internazionale che elimini le gravi violazioni dei diritti dei piu’ piccoli”. La politica “deve fare ancora molto in questo senso”, ha sottolineato, “deve creare un rapporto diretto con loro, assicurare istruzione, condividere le esperienze di altri Paesi e, quando necessario, intervenire in loro sostegno�?. La violenza ai danni dei minori “e’ un problema di tale entita’ e gravita’”, gli ha fatto eco Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, “che tutti dobbiamo impegnarci ai massimi livelli per eliminarla, partendo dall’ascolto dei bambini”. Gli Stati, in particolare, ha argomentato, “debbono prevedere leggi e misure per contrastare ogni forma di violenza e assicurare un efficace sistema di protezione�?. Per questo l’organizzazione ha richiesto alla comunita’ internazionale la nomina di “un rappresentante speciale delle Nazioni Unite che guidi un’azione globale per fermare le violenze contro i bambini”, oltre “alla messa al bando di tutte le forme di violenza ai danni di minori in qualsiasi nazione si verifichino”.
Per l’Italia, invece, Save the Children ha auspicato l’istituzione di un garante per l’infanzia e “misure chiare” per contrastare le violenze. Torture, lavoro coatto, sfruttamento sessuale, pratiche tradizionali come le mutilazioni sessuali, matrimoni precoci, stupri, omicidi, gravi atti di bullismo sono le principali forme che puo’ assumere l’abuso. La famiglia, il posto di lavoro, la comunita’ di appartenenza sono i luoghi in cui solitamente la violenza si consuma, ad opera principalmente di genitori, compagni di scuola, insegnanti, datori di lavoro. Si stima che ogni anno 275 milioni di bimbi assistono a episodi di violenza e maltrattamenti nelle mura di casa, con conseguenze psicologiche devastanti che possono segnare per tutta la vita. In Italia, sarebbero circa 1 milione i minori che sperimentano questa forma di violenza assistita. Ma in famiglia si consumano anche abusi e violenze sessuali: da studi condotti in 21 Paesi industrializzati circa il 36% delle donne e il 29% degli uomini ha dichiarato di averne subiti durante l’infanzia.
Nei Paesi in via di sviluppo, invece, bambini e bambine sono maggiormente vittime di violenze legate a pratiche tradizionali come la mutilazione genitale e le fasciature immobilizzanti per le bambine, ma anche marchiature, riti di iniziazione, matrimoni precoci, esorcismi. Poi c’e’ la violenza di strada, acuita dalla rivalita’ tra bande o dalla pesante repressione delle forze dell’ordine, che puo’ essere alimentata dal consumo di droghe e alcol, e dal possesso di armi: nel 2002 sono stati 53.000 gli assassinati tra gli 0 e i 17 anni. (AGI)
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Bambini e psicofarmaci: il Piemonte vara una legge restrittiva. Fioroni tace
Sunday, 4/11/2007
Prosegue l’”assordante silenzio del ministro Fioroni, mentre viene approvata in Piemonte la prima legge italiana sull’iperattivita’ dei bambini e degli adolescenti che prevede lo stop a test psichiatrici nelle scuole e lo stop alla somministrazione di psicofarmaci senza consenso informato e consapevole dei genitori”. E’ quanto rende noto Luca Poma, portavoce della campagna nazionale di farmacovigilanza ‘Giu’ le Mani dai Bambini’, che parla di “un interessantissimo precedente legislativo”, riferito alla norma regionale del Piemonte, “che non limita il medico nell’esercizio della sua funzione, ma pone seri paletti all’uso disinvolto di psicofarmaci sui minori”.
E’ arrivata dunque al traguardo la prima legge regionale che pone sotto stretto controllo sul territorio il fenomeno dell’Adhd, la sindrome dei bambini troppo distratti e irrequieti: il Consiglio regionale del Piemonte, infatti, ha approvato ieri il provvedimento. Questi i punti salienti della norma: e’ previsto l’obbligo, in caso di somministrazione di psicofarmaci ai bambini, di raccolta, a cura del medico, di un consenso informato veramente consapevole da parte dei genitori. Le famiglie dovranno essere informate su ogni tipo di rischio afferente la terapia farmacologia proposta, con particolare riguardo alla possibilita’ di accedere a terapie alternative non a base di psicofarmaci. In secondo luogo, e’ previsto il riconoscimento della libertà di coscienza del medico che decide di non prescrivere psicofarmaci al minore. La legge regionale del Piemonte prevede anche il divieto di somministrare nelle scuole ‘test psichiatrici’ che mirano all’accertamento dell’esistenza della sindrome da iperattivita’ nei bambini, dal momento che e’ stato individuato negli screening ad ampio raggio della popolazione scolastica un rischio di sollecitazione indiretta al consumo di queste molecole psicoattive. Infine, si introduce l’obbligo per l’assessorato regionale alla Sanita’ di monitorare rigidamente le terapie sui minori a base di psicofarmaci, anche mediante una commissione che includera’ associazioni di settore qualificate ad esprimere pareri su queste tematiche.
“E’ una legge innovativa- commenta Poma- perchè pur non mettendo il bavaglio al medico istituisce dei principi rigidi di controllo a tutto favore dei cittadini e dei piccoli pazienti. Avevamo sollecitato in più occasioni il ministero della Pubblica istruzione ad intervenire con una circolare nazionale, ma probabilmente questa tematica non rientra tra le priorita’ di Fioroni”.
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Il cibo non basta! E’ ora di usare nuove strategie per i bambini malnutriti
Thursday, 11/10/2007
“Il problema non sta solo nella quantità di cibo che un bambino assume. È la qualità del cibo che conta. Senza il giusto apporto di vitamine e altri elementi nutritivi essenziali i bambini piccoli diventano vulnerabili a malattie che in condizioni normali il loro organismo potrebbe combattere facilmente. I continui appelli per un incremento degli aiuti alimentari, spesso fatti in nome dei bambini malnutriti, ignorano in realtà proprio i bisogni dei più piccoli che sono maggiormente a rischio di morire.”
Christophe Fournier
Presidente Internazionale di MSF
Medici Senza Frontiere lancia una campagna internazionale per arginare la strage di 5 milioni di bambini malnutriti
Roma, 10 ottobre 2007 - Medici Senza Frontiere, la più grande organizzazione medico-umanitaria al mondo, lancia oggi da New York, Parigi, Nairobi, Ginevra, Bruxelles e Roma la campagna “IL CIBO NON BASTA”, affinché si intensifichino gli sforzi per espandere l’uso dei nuovi “alimenti terapeutici pronti all’uso” (RUTF - ready-to-use therapeutic food). È l’unico modo per arginare la strage di 5 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni che ogni anno muoiono per patologie collegate alla malnutrizione. I tradizionali aiuti alimentari puntano a combattere la fame ma sono quasi del tutto inefficaci per curare la malnutrizione nei bambini più piccoli.
Oggi sono disponibili dei rivoluzionari alimenti terapeutici pronti all’uso (RUTF) che contengono tutti gli elementi nutrizionali, vitamine e minerali, indispensabili a un bambino per crescere. Questi alimenti speciali si presentano come una crema densa pronta all’uso, che non necessita di nessuna preparazione e che permette alle mamme di curare i propri figli direttamente a casa. In questo modo si possono curare facilmente molti più bambini.
“Nei nostri progetti distribuiamo ai bambini malnutriti questi alimenti terapeutici pronti all’uso. È incredibile vedere come già dopo due settimane appaiono i primi segni evidenti di un miglioramento delle loro condizioni – spiega Andrea Minetti , medico esperto di nutrizione di MSF -. Ora che abbiamo visto con i nostri occhi che esiste una cura efficace e semplice per la malnutrizione non possiamo accettare che la quasi totalità dei bambini che ne hanno urgente bisogno ne siano esclusi. La lotta alla malnutrizione finisce spesso per essere oscurata da proposte più generali per combattere la fame nel mondo e la povertà. Gli aiuti alimentari tradizionali a base di farine arricchite non rispondono ai bisogni dei più piccoli e per questo chiediamo che una parte di questi aiuti vengano meglio utilizzati per l’acquisto di alimenti terapeutici.”
Secondo le valutazioni di MSF, nel 2007, appena il 3% dei 20 milioni di bambini gravemente malnutriti al mondo riceverà le nuove cure a base di alimenti terapeutici.
Attualmente l’OMS, l’UNICEF e il Programma Alimentare Mondiale (PAM/WFP) raccomandano l’uso degli alimenti terapeutici pronti all’uso solamente per i più gravi tra i bambini malnutriti. Visti i loro benefici nutrizionali questi alimenti dovrebbero invece essere utilizzati per tutti i bambini malnutriti al fine prevenire l’insorgenza di forme più gravi.
“Invece di aspettare che il bambino si ammali gravemente abbiamo deciso di agire in anticipo – prosegue Andrea Minetti -. Per esempio in Niger distribuiamo alimenti pronti all’uso dall’alto valore nutritivo a tutti i bambini con meno di tre anni in modo da compensare le carenze della loro dieta . Questa strategia ci ha già permesso di raggiungere 62mila bambini e i primi risultati dimostrano che questo approccio è molto più efficace rispetto alla distribuzione di farine arricchite e olio” .
MSF chiede ai donatori istituzionali e alle agenzie delle Nazioni Unite di intervenire urgentemente per accelerare l’espansione dell’uso degli alimenti terapeutici pronti all’uso. Per questo è necessaria una ri-allocazione dei fondi per coprire il costo di 750milioni di euro e curare così tutti i bambini a più alto rischio. Servirà inoltre un ripensamento delle strategie degli aiuti alimentari che includano i nuovi prodotti che contengono tutti gli elementi nutritivi essenziali per curare la malnutrizione infantile.
MSF tratta i bambini malnutriti con gli alimenti terapeutici pronti all’uso da quando questi sono apparsi sul mercato alla fine degli Anni ‘90. Nel 2006 MSF ha curato più di 150mila bambini colpiti da malnutrizione acuta in 22 Paesi.
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ONU: sicurezza e diritti in Iraq
Thursday, 11/10/2007
La Missione di assistenza delle Nazioni Unite per l’Iraq (UNAMI), ha reso pubblica la sua 11° relazione sulla situazione dei diritti umani nel Paese per il periodo dal 1 aprile al 30 giugno 2007.
La relazione riconosce le sfide cui si trova di fronte il governo dell’Iraq per la continua violenza e un peggiormento della crisi umanitaria, tanto da sottolineare che “dopo essere stati costretti ad abbandonare le proprie case, molti vivono in condizioni penose senza accesso a un adeguato approvvigionamento alimentare e dei servizi di base, e i bambini sono particolarmente vulnerabili alle malattie.” Altro punto dolente lo spostamento dei civili iracheni che continua su larga scala a causa “della continua violenza, comprese minacce di morte dirette, rapimenti o uccisioni, in molte parti dell’Iraq”. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) ha stimato che circa 2,2 milioni di Iracheni sono attualmente rifugiati all’estero. Di essi circa la meta’ si trova in Siria. Secondo il rapporto, i civili continuano ad essere nel mirino dei gruppi armati con attentati suicidi, sequestri ed esecuzioni extragiudiziali che non fanno distinzioni tra civili e combattenti. Il rapporto avverte che tali attacchi diffusi o sistematici contro la popolazione civile sono crimini contro l’umanita’ e violazione delle leggi di guerra, e che i loro autori possono essere sottoposti a procedimenti giudiziari. Per quanto riguarda la questione delle operazioni militari e le accuse che coinvolgono le societa’ di sicurezza estere, la relazione chiede che, tutte le accuse credibili di uccisioni illegali da parte delle forze MNF siano indagate accuratamente, tempestivamente e con imparzialita’ e siano messe in atto le misure opportune nei confronti di personale militare che abbia abusato della forza indiscriminatamente. Inoltre chiede che l’avvio di tali indagini ed i loro risultati siano resi pubblici. Anche le autorita’ americane sono invitate ad analizzare le segnalazioni di decessi causati da appaltatori privati e ad istituire meccanismi efficaci che permettano di verificare se le circostanze in cui avvengono le uccisioni non presentano alcun giustificato motivo. Mentre la situazione della sicurezza resta grave, la relazione esorta il governo e le istituzioni statali a fare di piu’ per garantire una migliore supervisione giudiziaria sui sospetti arrestati nel contesto del piano di sicurezza in corso a Baghdad e avvii immediatamente rapporti sulle torture nelle prigioni del governo iracheno e in quelle del Governo regionale del Kurdistan. La relazione sottolinea infine la preoccupazione dell’UNAMI per la prolungata detenzione e la mancanza di informazioni tempestive sul trattamento dei detenuti. La stragrande maggioranza dei detenuti intervistati per il rapporto ha parlato di ritardi nel rinvio iniziale ad un magistrato (anche due mesi) e, in molti casi, e la mancanza di informazioni su cosa succedera’, sulla durata e il luogo della detenzione.
www.osservatoriosullalegalita.org
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Bullismo: che fare?
Tuesday, 17/7/2007
BULLISMO: CHE FARE?

Presentazione
Gravi episodi di violenza ma anche umiliazioni e soprusi. Aggressioni fisiche e verbali tra giovani nelle scuole, nelle piazze, nei luoghi di ritrovo.
Il cosiddetto fenomeno del bullismo è sempre più diffuso nel nostro Paese, come in altre nazioni, e può creare gravi disagi in chi lo subisce. Non si tratta solo di atteggiamenti provocatori o di derisione ma anche di vere e proprie aggressioni, intenzionali e ripetute nel tempo, che coinvolgono soprattutto i giovani tra i 7 e i 18 anni.
Ci sono una serie di comportamenti che se ripetuti frequentemente possono essere identificati con il termine di bullismo soprattutto se chi li subisce non riesce a difendersi.
Eccoli:
- ricevi insulti o minacce;
- ti spingono, ti danno calci e pugni, ti fanno cadere;
- ti danno dei soprannomi antipatici e ti prendono in giro;
- diffondono voci maligne su di te;
- ti offendono per la tua razza, per il tuo sesso o per la tua religione;
- fanno sorrisetti e risatine mentre stai passando;
- parlano in codice se sei presente;
- ricevi sms, e-mail e telefonate offensive;
- ti ignorano e ti voltano le spalle se ti avvicini;
- ti costringono a fare cose che non vuoi;
- ti rubano o nascondono i libri, la merenda, la paghetta o le altre tue cose.
Per combattere il fenomeno e sensibilizzare le giovani generazioni molte Questure della Polizia di Stato hanno dato vita ad alcune iniziative tra cui opuscoli, brochure e consigli vari, roportati qui nel dossier.
Come difendersi
Prima di tutto bisogna non sottovalutare il problema:
- perché non si tratta solo di “ragazzate”;
- perché spesso, dietro il bullismo, si celano vere e proprie azioni criminali (furti, estorsioni, vandalismi, rapine, violenze sessuali);
- perché il bullismo danneggia non solo chi lo subisce ma anche la famiglia, gli insegnanti e gli altri ragazzi che ne sono testimoni;
- perché è molto probabile che i bulli crescano compiendo prepotenze;
- perché subire prepotenze può causare danni alla sfera fisica, emotiva, intellettiva e sociale della vittima.
Un decalogo da seguire
Cose da non fare:
- offendere gli altri, soprattutto i più deboli;
- nascondere ai genitori che qualcuno ti fa del male;
- dire bugie;
- trattare male un compagno che ti sta antipatico;
- approfittarsi dei compagni più deboli.
Cose da fare:
- raccontare sempre tutto ai genitori;
- raccontare i comportamenti prepotenti, se ne sei vittima, se ne sei testimone o se ne vieni a conoscenza;
- difendere, se possibile, i compagni vittime di prepotenze;
- trattare tutti i compagni allo stesso modo;
- cercare l’aiuto degli insegnanti, del personale non docente, di altri compagni se qualcuno ti minaccia.
Per un aiuto immediato rivolgersi a:
113 Polizia di Stato
114 Emergenza Infanzia
112 Carabinieri
19696 Telefono Azzurro (linea gratuita fino ai 14 anni)
199.15.15.15 Telefono Azzurro (linea istituzionale dai 14 anni in su e per gli adulti)
Consigli
Per i ragazzi
- Difficile per il bullo prendersela con te se racconterai ad un amico ciò che ti sta succedendo.
- Quando il bullo vuole provocarti, fai finta di niente e allontanati. Se vuole costringerti a fare ciò che non vuoi, rispondi ”NO” con voce decisa.
- Se gli altri pensano che hai paura del bullo e stai scappando da lui, non preoccuparti. Ricorda che il bullo non può prendersela con te se non vuoi ascoltarlo.
- Il bullo si diverte quando reagisci, se ti arrabbi o piangi. Se ti provoca, cerca di mantenere la calma, non farti vedere spaventato o triste. Senza la tua reazione il bullo si annoierà e ti lascerà stare.
- Quando il bullo ti provoca o ti fa del male, non reagire facendo a botte con lui. Se fai a pugni, potresti peggiorare la situazione, farti male o prenderti la colpa di aver cominciato per primo.
- Se il bullo vuole le tue cose, non vale la pena bisticciare. Al momento lasciagli pure prendere ciò che vuole però poi raccontalo subito ad un adulto.
- Fai capire al bullo che non hai paura di lui e che sei più intelligente e spiritoso. Così lo metterai in imbarazzo e ti lascerà stare.
- Molte volte il bullo ti provoca quando sei da solo. Se stai vicino agli adulti e ai compagni che possono aiutarti, sarà difficile per lui avvicinarsi.
- Per non incontrare il bullo puoi cambiare la strada che fai per andare a scuola; durante la ricreazione stai vicino agli altri compagni o agli adulti; utilizza i bagni quando ci sono altre persone.
- Ogni volta che il bullo ti fa del male scrivilo sul tuo diario. Il diario ti aiuterà a ricordare meglio come sono andate le cose.
- Subire il bullismo fa stare male. Parlane con un adulto di cui ti fidi, con i tuoi genitori, con gli insegnanti, con il tuo medico. Non puoi sempre affrontare le cose da solo!
- Se sai che qualcuno subisce prepotenze, dillo subito ad un adulto. Questo non è fare la spia ma aiutare gli altri. Potresti essere tu al suo posto e saresti felice se qualcuno ti aiutasse!
- Se incontri il poliziotto di quartiere, puoi chiedere aiuto anche a lui.
Per i genitori
I giovani vittime di questi comportamenti difficilmente parlano con gli adulti di quello che gli succede. Non si sfogano, si vergognano e hanno paura. Ma i bambini devono imparare che il bullismo è un comportamento sbagliato e che non fa parte del naturale processo di crescita. Perché non rimangano vittime di questo fenomeno bisogna:
- Aumentare la loro autostima.
- Incoraggiarli a sviluppare le loro caratteristiche positive e le loro abilità.
- Stimolarli a stabilire relazioni con i coetanei e a non isolarsi.
E’ inoltre importante sapere che per non diventare bullo bisogna insegnare ai ragazzi a:
- Saper esprimere la propria rabbia in modo costruttivo e con maturità.
- Comunicare in modo sincero.
- Essere capace di identificarsi con gli altri e capire le conseguenze dei propri comportamenti.
- Prendere esempio da ciò che si vede a casa.
I genitori devono inoltre imparare a cogliere i segnali che i figli possono mandare o nascondere.
Alcuni segnali di chi è vittima di bullismo:
- Trovare scuse per non andare a scuola o voler essere accompagnati.
- Fare frequenti richieste di denaro.
- Essere molto tesi, piagnucolosi e tristi dopo la scuola.
- Presentare lividi, tagli, graffi o strappi negli indumenti.
- Dormire male o bagnare il letto.
- Raccontare di non avere nessun amico.
- Rifiutarsi di raccontare ciò che avviene a scuola.
Per gli insegnanti
- Può essere utile far compilare agli alunni un questionario e organizzare una giornata di dibattito e incontri fra genitori, fra insegnanti e fra genitori e insegnanti. Ciò è importante per capire le dimensioni del fenomeno.
- Una migliore attività di controllo durante la ricreazione e la mensa metterebbe al sicuro le potenziali vittime. Sono questi i momenti in cui la maggior parte dei bulli agisce indisturbata.
- In genere sono gli studenti più grandi a fare i bulli con quelli più piccoli. Si può valutare di dividere gli spazi e i tempi della ricreazione per gli uni e per gli altri.
- Elogi, ricompense e sanzioni possono servire a modificare il comportamento degli studenti più aggressivi, ma non sono l’unico strumento per far cambiare atteggiamento al bullo.
- Spesso si ha timore o vergogna di raccontare personalmente ciò che sta succedendo. Potrebbe essere di aiuto, per genitori e vittime, avere un numero di telefono al quale rivolgersi.
- Si possono istituire “cassette delle prepotenze�? dove lasciare dei biglietti con su scritto quello che succede; individuare degli studenti leader che aiutino le vittime; aprire uno sportello psico-pedagogico che sia di riferimento per bambini e adulti.
- In classe, tutti insieme, si possono individuare poche e semplici regole di comportamento contro il bullismo. Le regole devono essere esposte in modo ben visibile e tutti devono impegnarsi a rispettarle.
- Il silenzio e la segretezza sono potenti alleati dei bulli. È importante abituare i ragazzi a raccontare ciò che accade e a non nascondere la verità.
- Se l’insegnante individua un bullo o una vittima, per aiutarlo è necessario parlare subito con lui di ciò che gli accade.
da www.governo.it
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2 giugno: Festa della Repubblica
Saturday, 2/6/2007
Il messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della Festa Nazionale della Repubblica
Vi ho un anno fa rivolto i miei primi auguri per la Festa della Repubblica. Ve li rinnovo oggi con sentimenti di sincera vicinanza personale.
E’ una ricorrenza da celebrare in spirito di unità : cittadini, istituzioni, Forze Armate, italiani all’estero.
Ed è l’occasione per gettare un breve, sereno sguardo sul cammino compiuto nell’ultimo anno e sul futuro che ci sta davanti.
Non spetta a me, sia chiaro, dare giudizi sull’azione di governo : non interferisco nel dibattito tra gli opposti schieramenti politici.
Ma posso e sento di dover dire grazie a quanti di voi – imprenditori, lavoratori, contribuenti sensibili al dovere civico – hanno reso possibile la ripresa dell’economia, che è tornata a crescere, e il miglioramento dei conti pubblici.
Un miglioramento, una ripresa che non sono sufficienti, che debbono andare al di là dei risultati già raggiunti.
E ciò richiede ulteriori sforzi. Avendo di mira la creazione di ancora maggiori possibilità di lavoro, soprattutto in alcune parti del paese. E guardando alla sfida dell’innovazione, della partecipazione all’Europa, della competizione globale : perché è di qui che passa lo sviluppo, e il ruolo, dell’Italia nel prossimo avvenire.
E’ una sfida che ci impegna tutti, dalle imprese allo Stato. Faccia ciascuno la sua parte, fino in fondo, con coerenza.
Di certo, la macchina istituzionale e burocratica resta pesante e costosa. E’ indispensabile alleggerirla, renderla più razionale ed efficace, diminuirne i costi.
Si impone perciò sobrietà e rigore nei bilanci pubblici, nei comportamenti pubblici.
Il sistema politico e le istituzioni rappresentative, a cominciare dal Parlamento, possono riguadagnare credibilità e prestigio tra i cittadini solo affrontando i cambiamenti necessari. Non si può continuare a parlarne senza giungere a conclusioni concrete.
Da una parte bisogna avere il senso del limite e della responsabilità nel denunciare quel che non va ; se si fa di tutte le erbe un fascio, si semina ulteriore sfiducia, non si aiuta la definizione di obiettivi precisi di rinnovamento. E dall’altra parte si deve sapere che per rinnovare la politica e le sue regole, i meccanismi elettorali e le istituzioni, non c’è altra strada che quella di confronti e accordi tra le forze presenti in Parlamento e in altre Assemblee elettive.
Importanti sono le sollecitazioni che possono venire dall’opinione pubblica, dalle forze sociali e culturali, e da una maggiore partecipazione dei cittadini : ma nulla può sostituire la ricerca di intese, la scelta di soluzioni largamente condivise in Parlamento, specie per riforme di ampio respiro che ormai si impongono nell’interesse generale.
E dunque mi chiedo : si può trovare ora, nonostante le difficoltà, questo terreno comune tra forze di maggioranza e di opposizione, senza confondere i ruoli, senza attenuare la gara per il governo del paese? Continuo a credere che sia possibile, e a ripetere il mio appello in questo senso. E’ in giuoco il nostro comune futuro.
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Il numero verde 800 025777 contro gli abusi sui minori
Monday, 9/4/2007

Telefono Arcobaleno è l’organizzazione che, da dieci anni, è impegnata nella prevenzione e nella lotta contro ogni forma di sfruttamento minorile e abuso sull’infanzia. Attraverso la Linea Nazionale, gestita con il Numero Verde 800 025777, ha accolto 40.000 richieste di aiuto e segnalazioni, rispondendo con consulenze specialistiche di tipo psicologico, legale e di supporto alle famiglie.
La linea gratuita, ora accessibile 365 giorni all’anno, è uno strumento che offre ascolto, consulenza e orientamento in materia di abuso, e, da anni aiuta, chiunque abbia bisogno, a orientarsi e a dialogare con servizi socio-sanitari, forze dell’ordine e istituzioni del territorio di riferimento. L’accoglienza e la gestione delle richieste dell’utente sono affidate all’équipe multidisciplinare di professionisti specializzati, che aiutano, chi chiama, a focalizzare il problema, a riconoscere i segnali del disagio del minore, per individuare tempestivamente i possibili interventi a tutela del bambino. Telefono Arcobaleno interviene direttamente, quando la chiamata presenta le caratteristiche dell’emergenza: in caso di rischio grave e imminente per il minore, per la presenza di un contesto sociale e accuditivo degradato, fortemente critico o inadeguato.
“Con il potenziamento del servizio della Linea Nazionale�? dichiara il Presidente Giovanni Arena “Telefono Arcobaleno diventa sempre più osservatorio privilegiato sulla condizione dell’infanzia, rispondendo all’esigenza ineludibile di un contesto sociale nel quale, circa il 60% degli abusi sessuali è commesso da familiari e parenti prossimi, l’età delle vittime è sempre più precoce e nel 53% dei casi i bambini vittime di abuso hanno un’età compresa tra zero e sei anni.�?
Le forme di abuso più frequenti in Italia infatti sono costituite, nell’ordine, da : incuria, maltrattamento fisico, sfruttamento per accattonaggio, abuso sessuale intrafamiliare, abuso sessuale extrafamilare, maltrattamento psicologico, bullismo.
Sicilia, Lombardia, Campania, Lazio e Puglia sono le regioni nelle quali si registra il maggior numero di casi di abuso sull’infanzia.
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