Esperto

i fiori di bach

Sunday, 30/7/2006

I FIORI DI BACH
di Claudia Giannini
Perché non tentare con qualche goccia d’acqua? Se il pupo urla e sbraita tutta la notte, se sputazza in giro la pappa precipitando nella costernazione la mammina apprensiva, se picchia selvaggiamente i compagni di scuola o, divorato dalla gelosia, approfitta di ogni momento di distrazione degli adulti per tentare di far fuori il fratellino nuovo di zecca, se è timido, insicuro, mammone, oppure ribelle, maleducato, aggressivo, insonne o dormiglione, fifone o spericolato, qualche goccia d’acqua potrebbe rivelarsi un soprendente toccasana. Non un’acqua qualsiasi, va da sé, ma quella particolarissima acqua per così dire dinamizzata, attivata dall’energia di particolari fiori che in essa sono stati opportunamente immersi, nota come Fiori di Bach.. Delle piante che in essa sono stati immersi, l’acqua dei Fiori di Bach non conserva che l’energia, le vibrazioni, e assolutamente nulla della sostanza, ciò che la rende perfettamente fruibile anche da parte delle persone allergiche.
Reperibili senza troppe difficoltà nelle erboristerie e in alcune farmacie,  i Fiori di Bach comprendono 38 diversi preparati, adatti alla cura della salute pischica e dei mali sprituali e fisici, con l’aggiunta di un trentanovesimo preparato di emergenza, per le situazioni di choc fisico o psichico. I 38 preparati possono essere variamente combinati tra loro per risolvere tutta un’ampia gamma di emozioni negative, dall’apprensione all’ansia, dall’incertezza all’indecisione, dall’abbattimento alla gelosia, dall’astenia alla scarsa considerazione di sé, e così via. Per la prescrizione, si può ricorrere ad appositi terapeuti, oppure fare da sé, consultando qualcuno dei numerosissimi libri in commercio. Ottimi quelli di Mechtild Scheffeld, edizioni Tea pratica. 
Le preparazioni contengono una minima dose di alcool, addirittura inferiore, tuttavia, anche a quella dei preparati omeopatici, ciò che le rende adatti anche ai più piccini. Nel caso dei bambini allattati al seno, sarà sufficiente che i Fiori siano assunti dalla mamma. Poiché i Fiori agiscono solo nel ristabilire l’armonia, non c’è da temere eccessi nel dosaggio né errori nella prescrizione: alla peggio, non avranno nessun effetto. Al contrario, una prescrizione azzeccata (impresa tutt’altro che impervia, tanto più che un bambino piccolo, messo davanti alle 38 bottigliette, afferra in genere da sé quelle che meglio fanno al suo caso: provare per credere) produce effetti che nei più piccini sono di soprendente efficacia e rapidità.
I casi buoni per essere trattati con i Fiori di Bach sono i più diversi: dal bambino iperattivo all’astenico, dall’asociale a quello con difficoltà scolastiche, dal lattante con il sonno disturbato all’adolescente insicuro e complessato, al bambino introverso e piagnucoloso al marmocchio pestifero e asociale, dal pupo scarno e inappetente al famelico trituratore di merendine bisunte.

asma e bambini

Sunday, 30/7/2006

Asma e bambini
di Brigida Stagno
 
Tosse frequente, respiro affannoso, espettorato denso, raucedine: sono i sintomi dell’asma - una malattia in aumento soprattutto tra i più  piccoli - che può  mettere in crisi perfino i genitori meno apprensivi. In Italia ne soffre il 4-5 per cento dei bambini fino agli 8  anni.
A provocare   l’asma   è   un  fenomeno  detto   iperreattività  bronchiale   “I  bronchi - spiega  il   professor   Emanuele  Errigo,  docente  di  Allergologia  e Immunologia  Clinica   dell’Università  di  Roma “ La  Sapienza “ – reagiscono  in maniera  esagerata  agli  stimoli   banali , come uno sbalzo  di temperatura  o la polvere   di  casa e la muscolatura   delle loro  pareti  si   contrae   in  maniera eccessiva. In  un secondo  tempo – aggiunge -   i  bronchi    si infiammano    e si riempiono  di una  grande  quantità   di  muco .  I  due    fenomeni    portano  insieme  a un restringimento   del loro  diametro che crea  un ostacolo  al    passaggio   dell’aria: da   qui  la respirazione   molto  difficile  e la   sensazione  di soffocare , tipiche  della  crisi  asmatica”.
Ma quali sono  le cause ? “Innanzitutto  bisogna  distinguere  tra asma   allergica e non .  Nell’asma  allergica  a  scatenare l’attacco  sono  i  pollini  delle   piante, gli acari della polvere, i peli degli  animali, soprattutto  i gatti , e  alcuni  cibi  che contengono le proteine dell’uovo  o  del  latte .
Una delle principali  cause  dell’asma  di natura non  allergica è  invece  lo  smog   che  irrita  le  pareti  del  bronco. Anche  l’inquinamento all’interno delle case  gioca comunque  la  sua  parte: sono pericolosi soprattutto il  fumo passivo  di sigaretta  e le muffe , così  come  le  sostanze  tossiche contenute   nelle vernici  , nei detersivi e nei  detergenti. Per  non parlare  poi del fattori  ereditari: se la mamma o il papà sono asmatici , lo sarà  con  molte probabilità anche il figlio. Se uno dei  genitori è allergico il rischio per il bambino di  avere l’asma è del  40 per cento, se lo sono entrambi, il rischio sale all’80 per cento.
Come si cura l’asma del bambino?
 Oggi esistono farmaci molto potenti – spiega il professor Errigo – che hanno reso la qualità della vita del bambino asmatico di gran lunga migliore sia perché diminuiscono il numero delle crisi, sia perché vanno somministrati una sola volta al giorno. Per la terapia si usano i cortisonici che riducono l’infiammazione (sempre presente anche quando apparentemente il bambino sta meglio) e i broncodilatatori che provocano il rilassamento immediato della muscolatura dei bronchi rendendo normale la respirazione. Entrambi vengono somministrati per via inalatoria in bombolette da spruzzare in gola oppure via aerosol.
Nella forma allergiche è importante individuare la causa scatenante e fare prevenzione, cioè cominciare il vaccino (tanto più che oggi esistono vie alternative alla classica iniezione) per bocca o sotto la lingua.
Ma attenzione: il bimbo asmatico non deve essere tenuto sotto una campana di vetro. Anzi può e deve avere una vita normale. “ Può giocare con altri bambini e fare sport – a patto che scelga l’attività fisica più adatta – come il nuoto, il ciclismo non agonistico e lo sci. E’ invece da evitare la corsa libera che può scatenare la cosiddetta “asma da esercizio fisico” la creisi che inizia qualche minuto dopo aver finito l’allenamento” conclude Errigo.
A Roma, l’11 per cento dei bambini fra i 6 ed i 7 anni ed il 10,4% dei ragazzi fra i 13 ed i 14 anni soffre di asma bronchiale. Smog e fumo passivo sono i principali imputati e non solo nella Capitale, ma in tutta Italia dove si stima che un bambino su 10, al di sotto dei 12 anni, debba fare i conti – fin dal primo anno di vita – con questa malattia. 
La Federasma – che da anni si batte, tra l’altro, per promuovere campagne di informazione e per sollecitare interventi legislativi che riconoscano l’asma e le malattie allergiche come malattie sociali, ha un sito Internet (fai clic qui per entrare) di grande interesse: news, forum, pneumologi che rispondono alle domande del pubblico, e tutte le strutture specializzate per la cura dell’asma.

L’Ospedale di Pierina

Friday, 28/7/2006

L’Ospedale di Pierina

I pazienti? Bambole, orsacchiotti e trenini

Scendendo, dal Quirinale, giù per la via IV Novembre e imboccando la via di Magnanapoli (una rampa di scale che sbocca su piazza Venezia), al numero 9, c’è un piccolo negozio di souvenir, uno come tanti, polverosetto, con una cert’aria modesta d’altri tempi. Se alzate lo sguardo sopra al moderno neon, leggerete una scritta vecchiotta: “Riparazioni bambole”. Quel bugicattolino zeppo di busti di Beethoven e di colossei alti pochi centimetri, infatti, custodisce nel retrobottega un “Ospedale della bambole”. E’ Pierina Cesaretti, da 13 anni, il primario del nosocomio per pupattole e orsacchiotti e si vede da come mostra le sue damine belle come raggi di sole che veste il camice con passione. “Aggiustiamo bambole vecchie e nuove, da pochi soldi o rarità, mettiamo parrucche bionde e brune, persino di capelli veri, ricuciamo occhi ai peluche, ripariamo trenini e burattini, insomma cerchiamo di rimettere a posto tutti i balocchi che ci portano”, dice la dottoressa della bambole, mentre mostra a chi scrive, aprendo una vetrina, i ferri del mestiere: scarpe piccole come ditali, calzette rosa e celesti, treccine e code di cavallo, e poi braccini, visetti, mutande in pizzo, calotte di crani per bambolotti. “Servono per rimettere a nuovo le bambole”, dice la Pierina e per rendere l’idea mi fa vedere i sacchetti che contengono le pupattole rovinate dall’incuria, dal tempo, dai dispetti di generazioni. Ci sono vecchie signorine con la testolina di bisquit e il sempreverde Cicciobello, c’è la bambola parlante con un microfono nel pancino e quella i cui occhioni blu fanno flap flap e si capisce che doveva essere civettuola anche dall’abitino di merletto che porta, nonostante il nerume della polvere. “Devo rifarle il vestito”, mi dice la Pierina leggendomi nel pensiero e mi fa vedere le fotografie delle sue pazienti restaurate, le perle più preziose: vezzose damine, morbidi bebè, tristi pierrot. C’è persino una scimmietta dispettosa che piaceva tanto anche a lei, alla Pierina, signora delle bambole.

L’Ospedale della Bambole di Pierina Cesaretti è in Via Magnanapoli, 9 tel: 066790058

chiedilo a zio albert

Friday, 28/7/2006

Mamma, perché si muore?

Come rispondere alle domande difficili dei bambini

In Gran Bretagna è uscito un libro prezioso (si intitola “Ask uncle Albert”, cioè chiedilo allo zio Albert, il quale - s’intende - sarebbe Einstein) che insegna ai genitori a rispondere a tono alle domande difficili (e scientifiche) poste dai loro bambini. Interrogativi da panico, del tipo perché brillano le stelle oppure perché l’acqua è liquida o che cos’è il Dna. Russel Stannard, professore di fisica nucleare, risponde con semplicità e senso dell’umorismo e i genitori, commossi, ringraziano. Vi è mai capitato ad esempio che la creatura vi chieda perché, incidenti e malattie a parte, si muore? Una domandina niente male alla quale il nostro risponde così: “Ritengo che la ragione fondamentale sia che le persone si consumino”. Il cuore, per esempio. Funge da pompa per tutto il sangue che ci corre su e giù per il corpo. Continua: “Ogni secondo un battito. Il che significa - spiega l’autore - che, all’età di 70 anni, ha pompato 2 mila milioni di volte. Non sorprende che sia quasi ora di far le valigie”. Una macchina perfetta, il cuore, commenta Stannard e conclude: “Quanto vorrei che le macchine fatte dagli uomini resistessero così a lungo e senza manutenzione!”. Impossibile, aggiunge chi scrive, che - ohilui - ha appena ritirato dal meccanico la bicicletta, bucata per l’ennesima volta tra gli asfalti romani. Torniamo a Stannard che, alla spiegazione scientifica più che chiara, aggiunge un’osservazione più che ragionevole. E cioè che se nessuno morisse, non ci sarebbe più vita perché il mondo sarebbe sovraffollato e nessuno avrebbe da bere o da mangiare. Infatti, prosegue Stannard: “Dal punto di vista dell’evoluzione, è fondamentale che si muoia per far posto alle nuove generazioni. E’ strano, ma vero: la morte è un’importante parte della vita”. Per finire in bellezza, una curiosità. Stannard racconta che, nel nostro codice genetico “che stabilisce come devono essere fatte le diverse parti del nostro corpo ci sia anche un codice che dice al nostro corpo quando dovrebbe morire”.

Babbo Natale esiste. Ed ha un budget!

Friday, 28/7/2006

Babbo Natale esiste. Ed ha un budget!
Intervista alla dottoressa Maria Rita Parsi
Chi è Babbo Natale?
E’ colui che dona. Babbo Natale è il grande padre di tutti i padri. E’ una sorta di Dio minore. E’ un padre single: un immagine maschile e femminile insieme che porta i regali ai bambini. 
Babbo Natale, però, in linea con i tempi moderni, riceve, spesso, richieste un po’ troppo costose.
Se i bambini hanno dietro degli adulti coscienti che sanno che tipo di danni può provocare spostare sui regali, per giunta costosissimi, il valore del Natale, sanno che Babbo Natale può portare i regali che può portare, e di fronte ad una richiesta esagerata si sentiranno rispondere: Scusa, ma non è possibile, hai chiesto un regalo troppo grosso.

Così, anche Babbo Natale ha un budget?.
Certamente. E se un bambino - riempito di regali tutto l’anno - riceve anche il regalo supercostoso a Natale, beh,  più che alla magia di Babbo Natale crederà alla magia dei quattrini.
Ad un certo punto, però, i bambini cominciano a sospettare qualcosa. E arriva impietosa la domanda: Mamma, papà, è vero che Babbo Natale non esiste? Che siete voi che mettete i regali sotto l’albero?
Che dolore per i bambini! Ma, perché anche i piccoli mettano i piedi per terra senza perdere il loro mondo di magia e di affetti – che deve continuare ad avere un dignitoso spazio di esistenza – si può rispondere che c’è un Babbo Natale che vola in cielo con la slitta e le renne e che è il nostro desiderio, la nostra fantasia, e poi ci sono tante persone che indossano il vestito di Babbo Natale, e sono in carne e ossa. E questo non significa, certo, dire delle bugie ai bambini.

Quando i genitori sono separati anche i regali, spesso, arrivano separati.
Purtroppo è così. Ma questo non deve accadere perché innesca meccanismi dannosi per il bambino che sente di essere amato di più dal genitore che spende di più per lui.
Anche se mamma e papà sono separati, è necessario che i regali di Natale siano concordati e soprattutto limitati. Spesso, infatti, la corsa a chi fa più regali è soltanto il frutto della sfida fra i genitori: io faccio più regali e quindi amo di più, non sono molto presente ma ripago con i miei regali. 

Curare i bambini con l’Omeopatia

Thursday, 16/3/2006

di Giustina Scandaletti

Intervista alla dott.ssa Marta Benetollo allieva della Scuola di Omeopatia del prof. Antonio Negro.

Sempre più genitori scelgono di curare i propri figli con l’omeopatia. Quali sono i vantaggi nell’ambito pediatrico rispetto alla cosiddetta medicina ” ufficiale”?

La medicina omeopatica - sia in campo pediatrico come anche in altre specialità - offre il vantaggio di considerare la persona “in toto” e di rafforzare le sue difese. Meglio ancora: arriva a mantenere quell’importante equilibrio in cui consiste quella che generalmente chiamiamo “salute”. Inoltre, l’approccio terapeutico è molto più dolce rispetto alla cosiddetta medicina ufficiale di cui integra e non ostacola l’attività. Tant’è che prima di ottenere la specializzazione in questo campo - attestata al termine di un serio ed impegnativo corso - bisogna aver completato gli studi universitari di Medicina.

Oggi è diventata un po’ una moda la ricerca di strade diverse per raggiungere il traguardo della propria salute. Che credenziali offre l’omeopatia rispetto alle medicine alternative?

Direi che l’omeopatia vanta ormai un paio di secoli di esperienza proprio sulla natura dell’uomo europeo e sulle sue patologie. Certi dogmatismi si sono per fortuna distrutti strada facendo, e si è invece perfezionato l’approccio con il paziente. 

Ma qual è il migliore approccio all’omeopatia, è necessario portare il bambino da un omeopata?

Più che di necessità parlerei di opportunità. Ma la cosa più importante è avere costanza negli incontri con il medico.

Come si svolge una visita dall’omeopata?

E’ in tutto simile a quella classica. Molto importante è il colloquio con i genitori per conoscere approfonditamente gusti, attitudini ed abitudini del bambino. La differenza è nei rimedi che verranno eventualmente presi. 

In questo periodo i bambini sono minacciati dai cosiddetti mali di stagione, e – se vanno a scuola – rischiano di contagiarsi facilmente a vicenda. Come interviene, in questi casi, l’omeopatia?

Rafforzando le difese dell’organismo il che significa preparalo meglio ad affrontare eventuali aggressioni stagionali.

Quali limiti incontra l’omeopatia?

La Medicina omeopatica affianca e non si serve delle stesse armi della medicina tradizionale. Parte da punti di vista diversi. Certo, ad esempio, non può sostituire la Chirurgia anche se talora, attraverso la prevenzione, abbiamo visto che può limitarne l’intervento.
 
 
 
 

Per qualsiasi ulteriore informazione la dott.ssa Marta Benetollo sarà lieta di rispondere alle vostre domande. Potrete inviare le vostre lettere all’indirizzo Internet CSCANDA@TIN.IT

La prima volta dall’oculista:occhiali sì, occhiali no

Thursday, 16/3/2006

foto_maurizio.jpgIntervista al dottor Maurizio Terrana, Medico Chirurgo specialista in Clinica Oculistica e Chirurgia Oculare presso la Fondazione G.B.Bietti per l’Oftalmologia di Roma

D – A che età bisogna cominciare a controllare la vista?

R – Verso i 2 o 3 anni.

D – Non è un po’ troppo presto per una visita specialistica?

R – No, perchè se il bambino ha un difetto della vista bisogna scoprirlo e correggerlo al

più presto.

D – Cosa intende per difetto della vista?

R – La miopia, cioè la difficoltà a vedere da lontano. L’ipermetropia, la difficoltà a

vedere da vicino. L’astigmatismo che non permette una buona visione né da vicino né da

lontano.

D – In cosa consiste la prima visita oculistica?

R – I bambini piccoli, non sapendo leggere, vengono messi di fronte a disegni molto

semplici come la casa, l’albero ecc. di diverse grandezze. Per una corretta determinazione,

comunque, è necessario procedere ad una verifica del difetto con uno speciale apparecchio

computerizzato e dopo aver messo gocce di atropina (o sostanze simili) nell’occhio.

Personalmente, vado per gradi. Se il bambino risponde

bene al tabellone non procedo con le ulteriori verifiche per non spaventarlo. Se, invece,

ritengo necessaria la verifica chiedo ai genitori di collaborare lasciando che siano loro – a

casa - a mettere le gocce. L’esperienza mi ha insegnato che i questo modo i bambini non si

traumatizzano e collaborano meglio durante la visita.

D – Quando, invece, prescrivere gli occhiali?

R – Quando c’è un difetto elevato della vista e soprattutto quando c’è una diversa

gradazione nei due occhi, come nel caso dell’Ambliopia.

D – E se un bambino rifiuta gli occhiali rischia di peggiorare il difetto?

R – No, se il difetto è leggero. In genere, però, i bambini piccoli si lasciano convincere

abbastanza facilmente a indossare gli occhiali. I problemi, invece, insorgono nei più

grandicelli. Verso i 12 – 13 anni gli occhiali possono rappresentare per loro un grosso

problema psicologico.

D – Allora, cosa fare?

R – Se i ragazzi dimostrano senso di responsabilità possono usare le lenti a contatto

D – E’ se chiedono di eliminare il problema delle lenti con un intervento chirurgico?

R - Purtroppo non è possibile. Gli interventi di chirurgia refrattiva si possono fare solo

quando il difetto di vista si è stabilizzato cioè verso i 20 – 25 anni.

D – Bisogna aspettare la maggiore età, quindi, per poter dire addio agli occhiali?

R – Si. Tra l’altro questo intervento – che oramai è più che collaudato – necessita di

apparecchiature molto costose (laser ad eccimeri) che soltanto poche strutture possono

permettersi e non sono strutture pubbliche.

LO PSICOLOGO DI FAMIGLIA

Wednesday, 8/2/2006

A cura del dott. Silvio Rossi, Psicoterapeuta in Roma Paolo ed Alessandro sono due fratelli, uno di dodici e uno di dieci anni. Per quanto siano della stessa età, abbiano ricevuto dai genitori la stessa educazione, e abbiano frequentato le stesse scuole, loro due sono completamente diversi. Paolo è introverso e riflessivo, Alessandro è aperto e impulsivo. Uno ama la scuola, l’altro vive solo per lo sport. Sono diversi proprio in tutto. Ma com’è possibile – si domandano i genitori -  se hanno in sostanza condiviso tutto, hanno avuto le stesse esperienze, le stesse amicizie, gli stessi stimoli? 
Premesso che – in tutto il mondo – gli studi su questo argomento sono ancora aperti e in continua evoluzione, facciamo il punto sulle conclusioni alle quali, oggi, sono giunti gli esperti.
In passato si pensava che un bambino alla nascita fosse come una “tabula rasa?, una tavoletta di cera vergine dove non c’era nulla e dove solo le esperienze successive, l’educazione e le influenze sociali avrebbero scritto una storia. Sul versante opposto alla teoria della “tabula rasa? c’era chi sosteneva che le persone nascessero già con un loro bagaglio genetico, determinato e immutabile, e che l’ambiente influisse poco o niente sulla vita dell’individuo. Questi signori si chiamavano “innatisti?, perché affermavano che il patrimonio personale era innato e non appreso.
Nessuna delle due teorie, però, era pienamente soddisfacente. Oggi, infatti, sappiamo che una persona nasce con un suo temperamento, cioè con un insieme di tendenze caratteriali/biologiche che formano il suo corredo innato. Questo corredo è unico ed è come un’impronta che caratterizza il modo d’affrontare il mondo. Accanto a questo, però, l’educazione ricevuta, il legame con i genitori, le esperienze di vita, le amicizie, ecc. si mescolano con il temperamento di base e con la libertà di scelta che ogni persona possiede, facendo sì che il bambino possa diventare un individuo assolutamente originale e distinto da tutti gli altri.
Così – mentre le ricerche su questo argomento continuano - ai genitori di pargoli diversissimi diciamo: i vostri figli – in quanto esseri umani – nascono liberi, autonomi e unici. Non cerchiamo, allora l’omologazione, ma educhiamoli e dirigiamo il loro temperamento verso scopi positivi, cercando di valorizzare al massimo le loro tendenze più originali e più belle. In questo modo ognuno di loro riuscirà a dare il meglio che possiede, realizzando pienamente la propria personalità.

Per contattare il dott. Silvio Rossi potete mandare una e-mail all’indirizzo sirossi@tin.it oppure scrivere alla Redazione di Giacomino smusa@tin.it  tel 06.85355576.

Un abete trapunto di stelle

Thursday, 30/7/1998

Un abete trapunto di stelle

Maria Luisa Luciani Ranier dipinge acquarelli, crea fiori di carta tanto belli da sembrare freschi, ricama come devono farlo gli angeli del paradiso. E di mestiere fa la decoratrice per feste di battesimo, matrimoni, compleanni. Dalle sue mani (ma sono le idee che contano) escono ghirlande mantegnesche e festoni che sembrano maioliche di Luca della Robbia. A Giacomino ha regalato due o tre idee per dare il benvenuto al Natale senza le convenzionali lucette intermittenti o le noiose palline innevate che si comprano a due lire sulle bancarelle.
“Che cosa  consiglia di mettere sulla porta per dare un benvenuto natalizio agli ospiti?”
Ad esempio una bella ghirlanda di noci, mandorle e nocciole. Per farla, occorre comprare dal fioraio una treccia tonda in midollino. Le noci vi andranno incastonate (usando il vinavil) come fossero gemme preziose. Per appenderlo, usate un nastro scozzese o a righe rosse e oro.
“E per la tavola della vigilia e del 25?”
Su una bella tovaglia di moiré verde muschio, applicate per lungo, con un fiocco al centro, un bel nastro d’oro alto almeno tre dita, ma che sia di quelli che restano gonfi! Tagliate a coda di rondine le cocche del fiocco e fissate il resto del nastro, con  degli spilli (che non si vedano, mi raccomando), ai lembi della tovaglia.
“E per avere un albero di Natale un po’ speciale?”
Io lo farò argentato e azzurro. Come? Comprerò un abete finto e, tanto per iniziare, sul vaso di terracotta, applicherò un cordoncino azzurro. Sulle fronde, poi, distribuirò una festa di pacchettini argentati e celesti, fabbricati dalla sottoscritta, incartando, legandoli con nastrini color di luna, scatole di fiammiferi, di medicine oppure portarullini, cioccolatini. Insomma un alberello carico di cielo e di astri lucenti. Poi c’è quello con le campanelle dorate e i fiocchetti rossi, oppure quello con i giocattolini di legno: cavallucci a dondolo, soldatini, carillon. Infine c’è l’albero di Natale “biscottato”…
“Cioè?”
Cioè carico di biscottini come fossero i frutti suoi. In certi negozi si trovano le formine di latta fatte apposta. Hanno un buchetto in cima per infilarci il nastrino (consiglio di nuovo il nastro scozzese che fa molto Santa Claus) da appendere alle fronde dell’abete ecologico. Alle cuoche provette, ma anche alle improvvisatrici, il compito di impastar pasta frolla (la ricetta semplice semplice: 300 grammi di farina, 200 di burro e 100 di zucchero) e poi di infornare orsetti, margherite, conigli, lunette. Buon appetito ai bambini golosi e buon Natale a tutti.

Ester Ponti  

 
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