WWF

PORTA LA SPORTA! 12 settembre: prima giornata senza sacchetti di plastica

Friday, 11/9/2009

In occasione della prima Giornata internazionale senza sacchetto in plastica, indetta per domani su iniziativa della Marine Conservation Society (MCS), la campagna “Porta la Sporta” patrocinata dal WWF Italia lancia un invito a tutti i consumatori: munirsi di borse riutilizzabili e non usare sacchetti di plastica per tutta la giornata, ma anche nei giorni a venire. E’ un modo facile e assolutamente efficace per fermare l’abitudine insensata delle shopper monouso e ridurre le loro gravissime ripercussioni sull’ambiente, in attesa che anche in Italia ne venga vietato l’utilizzo, una decisione prevista dall’Unione Europea entro il gennaio 2010 ma che l’Italia ha già rimandato al 2011.
 
Ogni anno vengono consumati nel mondo centinaia di miliardi di sacchetti di plastica (100 miliardi solo in Europa), utilizzati per una media di 10-20 minuti. Solo in Italia si consumano oltre 20 miliardi di shopper l’anno, una media di circa 400 per ogni cittadino italiano, ponendoci tra i primi consumatori al mondo. E tutto questo è associato a ingenti consumi di petrolio ed emissioni di gas serra, oltre che di altre sostanze inquinanti.
Ma non è solo questione di energia e di consumi. Finito il loro breve utilizzo, i sacchetti finiscono nelle discariche, ma anche dispersi nell’ambiente, nei boschi, nei mari, dove rimangono per centinaia di anni. I tempi di degrado variano infatti, a seconda dello spessore della plastica e delle condizioni ambientali, da decenni a centinaia di anni. Quando poi finiscono nelle acque diventano veri e propri killer, in particolare per quelle specie marine che si nutrono di meduse e che spesso li confondono. Ogni anno migliaia di delfini, foche, tartarughe marine, balene, ma anche uccelli marini muoiono soffocati, strozzati o per irreparabili danni all’apparato digerente causati dall’ingestione di sacchetti.
 
Invertire questo trend e ridurre la “follia plastica” è possibile, basta un piccolo cambiamento nel proprio stile di vita: fare sempre a meno del sacchetto di plastica e degli imballaggi inutili (come quelli usati per frutta e verdura), usare sempre borse della spesa riutilizzabili in tela o altri materiali, inventando soluzioni creative per il trasporto dei propri acquisti.
 
E’ l’invito della campagna “Porta la Sporta” www.portalasporta.it , promossa dall’Associazione Comuni Virtuosi e patrocinata tra gli altri anche dal WWF Italia, che ha già coinvolto decine di Comuni, Province, Enti e Associazioni in tutta Italia, con adesioni in costante crescita. Un obiettivo accessibile a tutti i cittadini e un punto d’arrivo anche per la grande distribuzione, che ha l’opportunità di promuovere stili di vita e abitudini di consumo sostenibili presso milioni di clienti.
 
Tra le iniziative virtuose che stanno promuovendo l’abbandono del sacchetto di plastica, il WWF ha sostenuto il percorso di Auchan, che dal 1 luglio ha bandito il sacchetto in polietilene dai 51 ipermercati dislocati in 11 regioni italiane, con un risparmio complessivo di 180 milioni di sacchetti in polietilene e 30 milioni di sacchetti in plastica riciclata al 40% ogni anno.
 

CLIMA: “L’ARTICO, CORSA VERSO L’ESTINZIONE?. Dossier del WWF

Thursday, 24/4/2008

Un nuovo studio rivela record di scioglimento dei ghiacci grazie ai dati dal satellite: la calotta di ghiaccio marino è ridotta del 39% rispetto alle medie più recenti, i valori più bassi mai registrati nel 20° secolo
 

Nessun modello scientifico era riuscito a prevedere un impatto tanto forte dei cambiamenti climatici sulla regione dell’Artico. E’ una delle evidenze svelate da un rapporto del WWF,  Arctic Climate Impact Science, un aggiornamento dell’ACIA (Arctic Climate Impact Assessment), lanciato oggi in tutto il mondo in coincidenza dell’incontro dell’Arctic Council, il forum internazionale delle nazioni che si affacciano sull’Artico. I dati raccolti indicano come il fenomeno abbia raggiunto già dimensioni estremamente preoccupanti.  La perdita del ghiaccio marino presente nella zona artica nel periodo estivo, come documentato tutti i dati da satellite, è aumentata drammaticamente e lo spessore del ghiaccio ha raggiunto i ‘record’ di minima nel 2005 e in modo ancora più grave nel 2007. Nel settembre 2007 il ghiaccio marino della calotta polare artica si è ritirato fino al 39% rispetto alle medie registrate nel periodo 1979-2000, ovvero, il livello più basso da quando è iniziato il monitoraggio satellitare nel 1979. Questi sono anche i valori più bassi registrati nell’intero 20° secolo, quando il monitoraggio veniva fatto con mezzi aerei e navi. . 

Se da un lato è impossibile prevedere con accuratezza di quanto la calotta di ghiaccio si scioglierà e in quanto tempo, il dossier del WWF mostra che c’è stata una maggior perdita della massa del ghiaccio marino negli ultimi anni, molto maggiore di quanto non avessero predetto i modelli scientifici. Allo stesso tempo questo avviene proprio quando è in pieno corso l’International Polar Year (marzo 2007 – marzo 2009) voluto dalla comunità scientifica internazionale (International Council for Science – ICSU - ), che ha attivato oltre 200 progetti dedicati proprio all’accurato studio della dinamica della straordinaria crisofera (sfera del ghiaccio) del nostro pianeta.

La regione Artica è considerata uno dei ‘termometri’ più significativi della ‘febbre del pianeta’ provocata dai cambiamenti climatici in atto. I dati forniti sono impressionati perché sottolineano un’accelerazione imprevista dei fenomeni. il cambiamento sta interessando l’intero ecosistema artico, dall’atmosfera alle acque dell’oceano, dagli iceberg alle precipitazioni nevose e al permafrost. Tutti questi cambiamenti hanno un impatto negativo sulle specie e sulle popolazioni] che vedono modificarsi repentinamente le reti di approvvigionamento di cibo. Lo scioglimento dei ghiacci dell’intera calotta e in Groenlandia è così accelerato che ormai il tema del dibattito tra gli scienziati non è più sulla causa di questo scioglimento, ma piuttosto di quanto sia vicino il punto di non ritorno, ovvero il punto in cui l’ecosistema subirà un danno tale che sarà considerato irreversibile.

“L’Artico non è solo uno degli ambienti più vulnerabili ai cambiamenti climatici, ma anche il luogo dove questa vulnerabilità rappresenta un pericolo globale – ha dichiarato Michele Candotti, direttore generale del WWF Italia – E’ necessaria una strategia per minimizzare gli impatti del cambiamento climatico: occorre ridurre le emissioni globali di gas serra a livelli che evitino che il riscaldamento dell’Artico continui, e con esso scongiurino la distruzione anticipata del sistema climatico globale?.

Sono proprio le conseguenze di questa improvvisa accelerazione dei cambiamenti climatici che preoccupano il WWF. Secondo le previsioni più recenti raccolte dall’ultimo rapporto dell’IPCC (il Panel di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici, insignito del premio Nobel per la Pace 2007) se l’intera calotta glaciale della Groenlandia dovesse sciogliersi a causa dei complessi meccanismi innescati dall’incremento accelerato delle temperature medie del pianeta, il livello del mare aumenterebbe di 7,3 metri provocando conseguenze molto significative. Questo perché il ghiaccio proveniente dalla terraferma aumenta il livello del mare a differenza dello scioglimento dei ghiacci marini dell’Artico che sciogliendosi non incrementano automaticamente il livello del mare (come avviene per lo scioglimento del ghiaccio in un bicchiere). Non per questo lo scioglimento della calotta marina artica è un fenomeno estremamente grave e preoccupante, perché indica comunque un cambiamento di tutto il suo ecosistema.  

“Occorre mettere in atto una strategia per ridurre le emissioni di gas serra – continua Candotti - ricordiamo che l’Italia è chiamata all’adozione di un piano di adattamento con l’obiettivo di ridurre le conseguenze negative e i danni causati dai cambiamenti climatici agli ecosistemi naturali e ai sistemi sociali?.

Con la Campagna GenerAzione Clima il  WWF ha lanciato la nuova sfida per un taglio del 30% delle emissioni entro il 2020 in Italia come nel resto d’Europa. Per accompagnare questo percorso il WWF ha  inaugurato anche l“Osservatorio Clima? per promuovere studi sugli impatti dei cambiamenti climatici e raccogliere le migliori evidente scientifiche sul tema. Inoltre sta strutturando un progetto integrato che monitori in alcune aree specifiche italiane in modo sistematico gli impatti dei cambiamenti climatici e realizzi progetti pilota di adattamento. L’obiettivo di riduzione, promosso a livello internazionale  dal WWF concorrerebbe non solo alla salvaguardia del 20-30% delle specie che sono a rischio di estinzione a causa del cambiamento climatico ma anche alla riduzione degli impatti sull’uomo. 

EARTH DAY - WWF: “UN PIANETA IN AFFANNO?

Tuesday, 22/4/2008

Nel 2006 il WWF aveva presentato il suo bilancio periodico sullo stato del pianeta, e segnalava  il ritmo impressionate con cui si era avviato il degrado degli ecosistemi naturali, un ritmo senza precedenti nella storia della specie umana. Nel  “Living Planet Report 2006? gli esperti, dopo due anni di studi, avevano analizzato lo stato naturale del pianeta ed il ritmo di consumo delle risorse (quali il terreno fertile, l’acqua, le risorse forestali, le specie animali, comprese le risorse ittiche). Lo scenario che si profilava indicava che la popolazione umana entro il 2050 avrebbe raggiunto un ritmo di consumo pari a due volte la capacità del pianeta Terra, insostenibile visto che il pianeta Terra è un sistema biologico chiuso. Il Living Planet Report confermava anche una parallela e continua perdita di biodiversità, così come analizzato nelle precedenti edizioni. Il WWF sta lavorando per aggiornare il nuovo rapporto Living Planet che sarà reso pubblico il prossimo ottobre ed i dati sin qui raccolti purtroppo confermano gli andamenti negativi della nostra pressione sulle risorse naturali.

I segnali che arrivano dalla terra confermano quanto previsto e ci riconducono ad un pensiero rispetto al ruolo dell’uomo sul pianeta, un pensiero ancora più importante visto l’anniversario che si celebra oggi dell’Earth Day.

I segnali di stress ci sono tutti e ci colpiscono direttamente, non fanno sconti: povertà e cibo, crisi energetica e cambiamenti climatici, scarsità di acqua che dalle aree più povere del pianeta si estendono ad aree storicamente fertili, a culle della civiltà quali il nostro mediterraneo.

Le 3 grandi emergenze, energia, cibo e acqua portano tutte le stesse conseguenze sul benessere e la capacità di sostentamento delle popolazioni umane, ed hanno tutte la stessa ‘madre’, ovvero la terra. La buona gestione del pianeta  è il presupposto per garantire che queste risorse siano disponibili per tutti. La capacità di prendersi cura del proprio territorio e conformare le nostre abitudini ad un uso prudente e responsabile delle risorse limitate a disposizione sono presupposti fondamentali per recuperare lo stretto, imprescindibile legame tra uomo e terra.

Sono questi bilanci globali e questi segnali di crisi a spingere il WWF a richiamare la centralità dei temi ambientali non solo nei nostri comportamenti quotidiani di cittadini, ma anche nelle decisioni collettive che i governi dei singoli paesi sono chiamati a prendere.

Ecco perché il WWF ha scelto di lanciare anche quest’anno con la Campagna GenerAzione Clima la nuova sfida: un taglio del 30% delle emissioni entro il 2020 in Italia come nel resto d’Europa. L’obiettivo, promosso a livello internazionale dal WWF, concorrerebbe alla salvaguardia del 20-30% delle specie che sono a rischio di estinzione a causa del cambiamento climatico e alla riduzione degli impatti sull’uomo.

Uno degli indicatori del Living Planet Report del WWF era proprio l’Impronta Ecologica, ovvero, la misura  della domanda in termini di consumo di risorse naturali da parte dell’umanità. Il ‘peso’ dell’impatto-umano sulla Terra è più che triplicato nel periodo tra il 1961 e il 2003. L’Impronta Ecologica calcola anche la biocapacità delle nazioni, cioè, quanto delle risorse naturali consumate dalle popolazioni delle singole nazioni deriva dal paese stesso. Questo rapporto mostrava che la nostra impronta ha già superato nel 2003 del 25% la capacità bioproduttiva dei sistemi naturali da noi utilizzati per il nostro sostentamento. Nel rapporto precedente (quello pubblicato nel 2004 e basato sui dati del 2001) era del 21%. In particolare, l’Impronta relativa alla CO2, derivante dall’uso di combustibili fossili, è stata quella con il maggiore ritmo di crescita dell’intera Impronta globale: il nostro ‘contributo’ di CO2 in atmosfera è cresciuto di nove volte dal 1961 al 2003. L’Italia ha un’impronta ecologica (sui dati 2003) di 4.2 ettari globali pro capite con una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite, dimostrando quindi un deficit ecologico di 3.1 ettaro globale pro capite. Nella classifica mondiale è al 29 posto, ma in coda rispetto al resto dei paesi europei. E’ di tutta evidenza che anche il nostro paese necessita di avviarsi rapidamente su una strada di sostenibilità del proprio sviluppo integrando le politiche economiche con quelle ambientali. Solo tenendo in conto la natura saremo in grado di fornire il giusto valore al nostro “benessere? e di procedere a politiche energetiche, dei trasporti, di uso del territorio capaci di rispettare il nostro straordinario Bel Paese, facendo fruttare al massimo i suoi elementi di qualità.

“Siamo in un debito ecologico estremamente preoccupante, considerato che i calcoli dell’impronta ecologica sono per difetto. Consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di quanto la Terra sia capace di “metabolizzare? i nostri scarti – ha dichiarato Michele Candotti, direttore generale del WWF Italia. E questo porta a conseguenze estreme ed anche molto imprevedibili. E’ tempo di assumere scelte radicali per quanto riguarda il mutamento dei nostri modelli di produzione e consumo.

Siamo tutti consapevoli che i cambiamenti necessari per ridurre il nostro impatto sui sistemi naturali non saranno facili ma si basano su straordinarie qualità umane: la capacità di innovazione, la capacità di adattamento, la capacità di reagire alle sfide. E’ da come impostiamo oggi la costruzione delle città, da come affrontiamo la pianificazione energetica, da come costruiamo le nostre abitazioni, da come tuteliamo e ripristiniamo la biodiversità, che dipenderà il nostro futuro?.

La tartaruga NIM, grande campionessa di nuoto

Sunday, 13/4/2008

Il WWF Italia presenta i risultati del primo mese di monitoraggio della tartaruga Nim, un progetto ispirato al film Alla ricerca dell’isola di Nim

 

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Una grande nuotatrice la tartaruga marina battezzata Nim, come la protagonista del film Alla ricerca dell’isola di Nim, in sala dall’11 aprile. L’esemplare di Caretta caretta, liberata un mese fa nelle acque di Lampedusa dal WWF e munita di uno speciale trasmettitore satellitare, ha già compiuto una lunga traversata, raggiungendo per prime le coste della Tunisia dove è rimasta per circa due settimane alla ricerca di cibo. I dati raccolti dal satellite rivelano che Nim ha nuotato molto in superficie, in cerca di calore, visto che i 16-17° centigradi di temperatura dell’acqua sono ben al di sotto dei 25° che predilige. La durata delle immersioni è stata in media 2 minuti con picchi che sono arrivati fino a 40 minuti. Dopo un paio di settimane, dalle acque tunisine la tartaruga si è spinta verso le coste della Libia dove fino ad oggi ha trascorso molto del suo tempo in immersione. Ora il viaggio di Nim sembra proseguire verso est.  

 

Sono questi i primi dati raccolti grazie all’operazione speciale di monitoraggio satellitare che il WWF Italia ha effettuato in occasione del lancio del film Alla ricerca dell’isola di Nim, una eco-favola sulla difesa dei paradisi naturali. e che vede Jodie Foster tra i protagonisti. Tutti possono seguire gli spostamenti di Nim collegandosi al sito www.pandatribe.it/nim, e sostenere la campagna adozioni delle tartarughe marine, contribuendo alla salvaguardia delle specie a rischio degli ambienti marini, in Italia e nel resto del mondo..

La tartaruga Nim rappresenta tutte le tartarughe marine, specie simbolo della biodiversità dell’ambiente marino, gravemente minacciata dall’attività umana e in particolare dalla pesca accidentale: ne vivono 7 specie nei mari di tutto il mondo, di cui 3 nel Mediterraneo, ma tutte sono a rischio estinzione. Ogni giorno tartarughe ferite o pescate accidentalmente vengono accolte nei Centri di Recupero WWF, veri e propri ospedali specializzati nella cura e nella riabilitazione di questi animali, dove serve tutto: dalle vasche di riabilitazione ai medicinali, dalle attrezzature mediche al cibo. Il successo della campagna di adozione potrà contribuire anche alla nascita a Lampedusa di un centro per le tartarughe marine più all’avanguardia

Da più di 40 anni il WWF è impegnato nella salvaguardia delle tartarughe marine con progetti di tutela in 44 Paesi del mondo (tra cui Kenya, Mozambico, India e Guiana). Il WWF ha fatto della tutela delle tartarughe marine una delle priorità globali di conservazione, avviando in tutto il mondo attività di tracking satellitare delle tartarughe marine, una tecnologia che consente di seguire i loro spostamenti in mare e studiarne i comportamenti, per valutare dove e quando sono più vulnerabili alle attività umane e in che modo possono essere più efficacemente protette. Il tracking, per esempio, ha svelato che per riprodursi una tartaruga ha compiuto un vero e proprio viaggio transoceanico nuotando dalle coste della California fino a quelle del Giappone, dove ha deposto le sue uova.

In Italia, ha rilievo internazionale il programma di cura, ricerca e conservazione svolto al centro tartarughe WWF di Lampedusa dal 1990. Grazie alla preziosa collaborazione dei pescatori locali, degli studenti, dei volontari e di tutte le Forze dell’Ordine, ogni anno centinaia di tartarughe, catturate accidentalmente con gli ami e con le reti, vengono curate e restituite al mare. 

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Chi inquina paga? Non in Italia

Thursday, 6/3/2008

La Commissione europea, accogliendo una  denuncia del WWF Italia,  ha inviato una “lettera di messa in mora“ all’Italia per “essere venuta meno agli obblighi“ di applicazione dell’importantissima  Direttiva Europea  sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale? (Direttiva 21 aprile 2004, n. 2004/35), avendola recepita in maniera distorta  con il  Decreto legislativo 152/2006 (Riordino della normativa ambientale).

 

La Direttiva n. 2004/35 è la più importante legge europea  per l’applicazione  del principio “chi inquina paga? : un obbligo per tutti gli stati membri dell’Unione  Europea  di garantire che, nel caso di gravi  danni ambientali   (inquinamenti industriali e  danni alla  salute che  da questi derivano, distruzioni di aree naturali,  inquinamenti dell’aria, delle acque, dei terreni, etc. )  , questi vengano “riparati? a spese non della collettività  che li subisce , ma di chi ha provocato il danno all’ambiente.

E’ un principio di civiltà e di responsabilizziamone di chi provoca distruzioni ambientali e mette in serio pericolo  la nostra salute.

“L’Italia, invece di adeguarsi ed imporre  regole rigide che tutelino salute  ed ambiente, nonché  le tante imprese ed  industrie italiane  che hanno le carte  in regola , ha emanato una nuova disciplina sul risarcimento del danno ambientale approvata con il famigerato “ecomostro giuridico? di riordino delle  leggi   ambientali italiane. Tale decreto – dichiara il WWF - oltre ad essere non conforme  alla  Direttiva europea  crea  un sistema che  regala una illegittima  ed ingiustificata    impunità  ai grandi inquinatori,   una sorta  di “amnistia ? che, con diversi e complessi cavilli , deroghe ed esclusioni,   cancella in molti casi anche le responsabilità civili e penali ed i conseguenti  obblighi di risarcimento del danno ambientale? .

Secondo il WWF per il Governo Prodi questa è l’ultima occasione per rimediare ed approvare immediatamente  in Consiglio dei Ministri la modifica alle regole sul risarcimento  del danno ambientale, così come richiesto più volte dalla Commissione di riforma del Decreto 152 del Ministro dell’ambiente, ed evitare una doppia beffa ed un doppio danno agli italiani:  pagare per i danni ambientali subiti e pagare le multe milionarie che potrebbero arrivare dall’Europa se non si blocca la procedura di infrazione.

Il wwf lancia Earth Hour: a Marzo per un’ora luci spente in 24 città del mondo

Wednesday, 20/2/2008

In 30 milioni potranno scegliere un gesto per salvare il clima del Pianeta

Manca poco più di un mese all’appuntamento lanciato dal WWF a livello mondiale e quest’anno alle sedici grandi città del 2007 se ne sono aggiunte altre otto; la comunità amica del clima quel giorno sarà composta da oltre 30 milioni di abitanti, ovvero, i cittadini di Atlanta, San Francisco, Phoenix, Bangkok, Ottawa, Vancouver, Montreal, Dublino, Sydney, Perth, Melbourne, Canberra, Brisbane, Adelaide, Copenhagen, Aarhus, Aalborg, Odense, Manila, Suva, Chicago, Tel Aviv, Toronto e Christchurch che potranno compiere un gesto, dalle 20 alle 21 (ora locale) del 29 marzo, per tagliare le proprie emissioni di gas serra, contribuendo concretamente alla lotta ai cambiamenti climatici in atto ma soprattutto lanciando un forte segnale di richiesta ai governi per tagliare le emissioni inquinanti e agire per fermare i cambiamenti climatici.
A poca distanza dall’evento M’illumino di meno, il WWF si prepara a replicare la prima edizione di Earth Hour che nel 2007 coinvolse 2,2 milioni di abitanti di Sidney: lo scorso anno vennero spente per un’ora luci ed elettrodomestici ma quest’anno l’obiettivo è ben più ambizioso e potrebbe arrivare a  coinvolgere decine di milioni di persone in tutto il mondo.
“L’iniziativa è partita dall’Oceania e si sta rapidamente estendendo a tutto il mondo – ha commentato Michele Candotti, Direttore generale del WWF Italia – Per questo invitiamo Roma a unirsi alle altre grandi capitali del mondo e fare da apripista per eventuali future adesioni italiane. Compiere un gesto simbolico ma anche concreto di lotta ai cambiamenti climatici insieme ad altri milioni di persone sparse per il mondo, dà il senso della globalità e della portata del problema e lancia un segnale ai governi di inequivocabile chiarezza e potenza: i cambiamenti climatici sono qui e ora, passare all’azione è diventata una priorità assoluta ?.
I cambiamenti climatici in atto costituiscono la minaccia più pressante per il nostro pianeta, secondo le più autorevoli fonti della comunità scientifica. Alcuni degli ecosistemi più importanti del mondo come la Barriera Corallina, l’Artico e l’Amazzonia sono in pericolo a causa dell’aumento delle temperature e degli effetti dei mutamenti della dinamica energetica del sistema climatico derivanti dalle immissione di gas che alterano l’effetto serra naturale.
Per maggiori informazioni sull’iniziativa, www.earthhour.org

L’Orso, il Lupo e la Nitticora in aiuto del Gorilla di Montagna in Congo

Monday, 11/2/2008

Le oasi del WWF Abruzzo e la Regione Abruzzo finanziano un progetto di cooperazione per salvaguardare la foresta del film “Gorilla nella nebbia?, piantando 100000 alberi.gorilla virunga_WWFCanon_Martin Harvey_LR.jpeg

Un inedito gemellaggio tra animali delle Oasi Regionali del WWF e quelli della Regione del Kivu, in Africa,  è al centro del progetto di cooperazione “PEVì-Kacheche? tra Abruzzo e Repubblica Democratica del Congo. L’iniziativa è finanziata dalle oasi del WWF in Abruzzo (Lago di Penne, Lago di Serranella, Diga di Alanno, Calanchi di Atri, Gole del Sagittario, Sorgenti del Pescara e Cascate del Rio Verde) e dall’Ufficio Cooperazioone Internazionale della Regione Abruzzo nell’ambito del bando annuale 2007.

L’iniziativa consta di due azioni principali:

-la tutela del Parco Nazionale dei Monti Virunga, sito dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO e reso famoso dal film Gorilla nella nebbia, attraverso la produzione e piantumazione di 100000 alberi che andranno a costituire una fascia tampone intorno al parco, dando sostentamento alle persone del posto con la costituzione di un vivaio e garantendo la ricostituzione di habitat forestali oggi distrutti.

-la formazione di 5 operatori congolesi segnalati dall’Istituto per la  Conservazione della Natura del Congo (ICCN, Institute Congolais pour la Conservation de la Nature) che saranno ospiti della nostra regione, tra aprile e maggio, partecipando ad incontri, seminari e laboratori pratici nelle oasi del WWF Abruzzo

Dichiara Gianni Melilla, presidente del Comitato Regionale Cooperazione Internazionale “La Regione Abruzzo è estremamente sensibile alle tematiche ambientali, avendo puntato sulla costituzione di un sistema regionale di aree protette. In Abruzzo recentemente bracconieri senza scrupoli hanno ucciso 3 orsi scatenando l’indignazione nazionale ed internazionale. In Congo il bracconaggio, commissionato spesso da personaggi occidentali, sta ponendo a grande rischio un primate tra i più vicini all’uomo, il Gorilla di Montagna. Due specie lontane ma accumunate dalle stesse abitudini forestali e da minacce simili. Questo parallelismo ci ha colpito, così come la volontà dei comuni gestori delle Riserve di non pensare solo alla salvaguardia del proprio territorio ma di destinare parte delle loro risorse alla cooperazione internazionale. Alcune riserve abruzzesi hanno deciso di fare ciò che da decenni in Occidente si promette, quello di destinare una quota di almeno lo 0,7% del bilancio in cooperazione internazionale. E’ un esempio che abbiamo voluto sostenere?.

Dichiara Carmine Annicchiarico, responsabile cooperazione decentrata WWF Italia “Le azioni promosse dal progetto della Regione Abruzzo si inseriscono in un programma avviato dal WWF, insieme all’UNESCO e all’ICCN, da una decina di anni, che ha portato finora alla piantumazione di 10 milioni di alberi e al sostegno delle comunità gravemente minacciate dalla guerra civile, che in pochi anni ha portato circa 5 milioni di morti. Si tratta di un progetto integrato, che vede la tutela della Natura e un futuro sostenibile per le comunità locali, che possono sostenersi grazie ai prodotti della gestione del bosco (legname, prodotti ortofrutticoli, piante medicinali) e alla gestione dei vivavi che nascono prima per la riforestazione e poi come micro-impresa gestita direttamente dai congolesi. Chiediamo a tutti gli enti abruzzesi e anche ai semplici cittadini di sostenere questo progetto, anche solo partecipando ai tanti eventi di sensibilizzazione che verranno proposti nelle Oasi nei prossimi mesi?.

      IL PROGETTO IN CIFRE:

Importo totale del progetto: circa 70.000€

Il numero di gorilla di montagna rimasti al mondo è circa 700: il parco del Virunga ne ospita oltre la metà.

Totale di alberi in piantumazione finanziati dal progetto: 100 000

Il Parco ospita  oltre 700 specie di uccelli e 200 specie di mammiferi.

Gli alberi piantati fin’ora dal programma PEVì ( in cui si inserisce il presente progetto): 10 milioni 

Il Parco Nazionale del Virunga, istituito nel 1925 e primo parco africano, si estende su un’area di oltr8.000 km2. Si trova nella parte orientale della RDC e confina con il Volcano National Park, in Ruanda, e il Mgahinga National Park, in Uganda. Questa è una delle zone più ricche di biodiversità di tutta l’Africa ed è caratterizzata da foreste tropicali di montagna, casa di alcuni degli ultimi esemplari rimasti di gorilla di montagna. Il parco del Virunga è stato dichiarato “Patrimonio Mondiale dell’Umanità in Pericolo?dall’UNESCO.

La situazione  politica : il Parco si situa in un’area estremamente sensibile al confine tra paesi che sono stati teatro di gravissime guerre ( Rwanda, Uganda, come lo stesso Congo RDC). In tempo di pace, il Parco Nazionale del Virunga è il più visitato dai turisti, che vengono a vedere i gorilla di montagna nel loro habitat naturale. Tuttavia, i recenti scontri tra ribelli ed esercito hanno allontanato i turisti dalla regione. Oltre 300.000 persone sono fuggite dagli scontri, rifugiandosi in alcuni campi di fortuna ai confini del parco.

Cos’è il PE-Vì: è il Programme Environmental Virunga. E’ il progetto pluriennale tramite il quale le autorità centrali e locali della Repubblica Democratica del Congo hanno sottoscritto un accordo di collaborazione con la ICCN ( Istituto Congolese per la Conservazione della Natura) . Il WWF in Congo collabora da 18 anni con l’ICCN, all’interno del programma PEVi.Il programma PEVi ha uno staff di 475 persone impegnate nelle attività di riforestazione , ripartiti in 6 settori principali.83 degli 88 vivai forestali sono stati riabilitati ed equipaggiati.

WWF: CACCIA ALLE REGOLE

Thursday, 31/1/2008

Chiude oggi la stagione venatoria con i soliti bilanci che lasciano l’amaro in bocca a tutti i principali attori del mondo della caccia:  agricoltori, ambientalisti e cacciatori stessi. Tutti concordi nel ritenere che l’Italia non ha bisogno di ulteriori disposizioni per arginare le conseguenze negative della caccia, ma semplicemente di un sano recupero della legalità.

Seppure in vigore da 16 anni, infatti, la Legge Nazionale Unica sulla Tutela della Fauna non ha mai trovato una corretta applicazione, soprattutto per la scarsa propensione delle Regioni al rispetto delle norme.  La stagione di caccia viene di solito aperta in anticipo dalle Regioni, e spesso senza l’obbligatorio parere dell’INFS – Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica – violando le leggi di tutela, con gravissimi problemi di sopravvivenza per gli animali. Nonostante le diverse procedure d’infrazione aperte dall’Unione
Europea a carico dell’Italia, le Regioni continuano ad aprire la caccia a specie protette di piccoli uccelli, contro i criteri UE, e senza aver mai effettuato un sistematico censimento delle specie coinvolte.
Il fenomeno del bracconaggio, inoltre, praticato anche nei parchi, ha causato nell’ultima stagione venatoria il ricovero di circa 1.500 animali nei soli CRAS WWF di Cremona e di Semproniano (GR), evidenziando un’ emergenza nel nostro Paese che non trova al momento soluzioni definitive, sia per l’evidente difficoltà di sorvegliare su tutto il territorio con risorse esigue, sia per la limitata sensibilità di chi non comprende il danno incalcolabile a carico del nostro patrimonio naturalistico. Il bracconaggio potrebbe portare al declino di alcune specie super protette
come il lupo, l’orso, l’aquila, e migliaia di esemplari di specie di uccelli protetti, catturati ed uccisi anche con strumenti illegali come le reti, in onore alla tradizionale pratica dell’uccellagione ancora esistente in alcune Regioni italiane.
“La caccia non è soltanto una questione di rispetto delle regole, ma anche politica – sottolinea Michele Candotti, Direttore Generale WWF Italia - perché gli amministratori locali, e perfino statali, hanno spesso privilegiato l’ascolto delle istanze dei cacciatori per ottenere l’ approvazione di leggi o regolamenti regionali, o provinciali, in deroga alle norme comunitarie e nazionali, con l’alibi del rispetto delle tradizioni venatorie locali.?
I PALLINI DI PIOMBO CHE AVVELENANO L’UOMO E L’AMBIENTE

Le oltre 25.000 tonnellate di pallini di piombo, che ad ogni stagione venatoria vengono sparati e lasciati sul terreno o negli stagni e nelle paludi, provocano un pesantissimo inquinamento. Il piombo, infatti, finisce nella catena alimentare umana tramite gli uccelli e i pesci che lo accumulano nell’organismo.
Per cercare di arginare i gravi problemi causati dal piombo durante la caccia nelle aree umide, è stato approvato e recepito in Italia con la Legge 6 febbraio 2006 n. 66, il Trattato sulla conservazione degli uccelli migratori afroasiatici (Agreement on the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds - AEWA - 1996), un trattato indipendente internazionale nato sotto l’auspicio ell’UNEP.
Tra le misure individuate da questo Accordo, che trova attuazione attraverso il Decreto Ministeriale del 17 ottobre 2007, la più importante è senza dubbio quella che prevede il divieto di utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all’interno delle zone umide.
Le Regioni e le Province autonome, dovranno provvedere  dunque, nei modi e nei termini  stabiliti nel DM stesso, ad adeguare la loro normativa per rendere finalmente operativo tale divieto.

I NUMERI DELLA CACCIA IN ITALIA

In Italia ci sono 800.000 cacciatori
Ognuno spara in media 100 cartucce all’anno
Ogni cartuccia contiene 30 grammi di piombo
Sul territorio italiano (acque, terreni, catena alimentare…) ogni anno arrivano 24 tonnellate di piombo che possono avvelenare qualunque specie di animali, in particolare acquatici.

 

PRINCIPALI NORMATIVE DI TUTELA DELLA FAUNA LA CUI ATTUAZIONE HA EFFETTI DIRETTI SULLA GESTIONE DELL’ATTIVITÀ VENATORIA
 

Legge quadro sulla protezione della Fauna Selvatica e l’Attività venatoria (1992)

Direttiva Uccelli e convenzioni internazionali (1979)

Direttiva Habitat (1992)

Decreto Ministeriale 17 ottobre 2007 sulla gestione delle ZPS, Zone di Protezione Speciale

I NUMERI DEL BRACCONAGGIO E DEGLI INCIDENTI DI CACCIA
 

10.000 animali nei CRAS WWF negli ultimi 10 anni

800 animali appartenenti a 65 specie diverse curati nel solo CRAS WWF di Semproniano – Centri Recupero Animali Selvatici nella stagione 2007/2008, tra cui:

4 falchi pecchiaiolo
3 falchi pellegrini
5 bianconi
30 poiane
20 istrici
35 allocchi e gheppi
 

686 animali arrivati nel CRAS di Cremona quest’anno (tra cui 155 rapaci diurni, 127 rapaci notturni e 50 aironi)

Rilevanza hanno anche le morti accertate in questa stagione che ha segnato il record degli ultimi anni con 64 persone decedute per incidenti di caccia, tra cui ben 6 colpite da infarto, ovvero cadute in dirupi o, come nel caso del giovane 14enne ucciso da un compagno.

 

 

PANDATRIBE.IT il nuovo sito per ragazzi del wwf

Tuesday, 18/12/2007

Nasce il nuovo sito per ragazzi del WWF,

un contenitore pieno di natura che tutti sono invitati a riempire

Ieri è nato pandatribe.it, il nuovo sito per ragazzi del WWF Italia. L’inaugurazione è stata ovviamente ondine. Padrini d’eccezione, gli attori Matteo Branciamore dei “Cesaroni” e Mary Petruolo di “Raccontami” e “Chiara e Francesco”, che hanno animato il forum chiacchierando in tempo reale con tutti i ragazzi connessi.

Natura e ragazzi sono i protagonisti assoluti del sito, che tutti sono invitati a “riempire” dicendo la loro sul forum o inviando le proprie storie, disegni, fotografie, video, messaggini… Insomma, accanto al materiale naturalistico certificato WWF - con notizie in diretta, approfondimenti per le ricerche scolastiche e attività pratiche per portare la natura nella vita di ogni giorno - è una vera e propria ‘community’ della natura a realizzare questo sito interattivo, ogni giorno nuovo, con tanti gadget da scaricare, fatto per i ragazzi dai ragazzi stessi.

Oltre che di piante, animali ed ecosistemi, si parla di energia e sfruttamento delle risorse, cooperazione internazionale e sfide globali, dell’azione e dei progetti WWF in tutto il mondo e, nella sezione “E TU”, di tutto quello che ognuno nel suo piccolo può fare per imparare a difendere l’ambiente, dai campi avventura alle Oasi WWF, fino a giochi e attività pratiche quotidiane. Il tutto realizzato ’su misura’ con un linguaggio vivace e la supervisione di un esperto WWF, e con moltissimi spazi per interagire e stringere nuove amicizie 

  

WWF: Il clima ferma la marcia dei Pinguini

Monday, 17/12/2007

A causa dei cambiamenti climatici, in pericolo la sopravvivenza di varie
specie di Pinguini, simbolo del continente antartico.
A Bali è necessario un accordo per salvare l’ultima frontiera naturale
del Pianeta dal  riscaldamento globale

La Penisola antartica, parte dell’Antartide, l’ultimo continente ancora
‘integro del pianeta, si sta assottigliando a causa dei cambiamenti
climatici. Il ghiaccio che si forma dall’acqua marina copre oggi un’area del
40% inferiore rispetto a 26 anni fa, l’Oceano meridionale che la lambisce si
è scaldato fino a una profondità di 3.000 metri. Tutto questo sottrae
habitat, vale a dire terreno di riproduzione e cibo, a 4 diverse specie di
pinguino. A rischio le popolazioni di Pinguino imperatore, Pinguino di
Adelia, il Pinguino dell’Antartide e il Pinguino papua. Abitudini, cicli
riproduttivi che si perpetuano da millenni sono già minacciati dal
riscaldamento globale. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto del WWF Pinguini
e cambiamenti climatici lanciato oggi in tutto il mondo da Bali.

“Quattro specie diverse, sulle quali incombe lo stesso rischio, un pianeta
che ‘ribolle’? commenta Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF
Italia “Sono i veri simboli dell’Antartide, ora costretti ad un adattamento
forzato al cambiamento climatico che gli sottrae i terreni per la
nidificazione e il krill per l’alimentazione ad un ritmo che non ha
precedenti?.

Il Pinguino imperatore - il più grande e maestoso pinguino del mondo - ha
visto dimezzarsi l’estensione delle sue abituali colonie nell’ultimo mezzo
secolo. Gli inverni sempre più miti e i venti sempre più forti hanno
costretto i pinguini a crescere i propri piccoli su strati di ghiaccio più
sottili. Negli ultimi anni, il ghiaccio ha cominciato a rompersi troppo
presto e moltissime uova e piccoli sono caduti in acqua prima che fossero in
grado di sopravvivere in autonomia.

La riduzione del ghiaccio marino, ridotta ad un’area inferiore del 40%
rispetto a 26 anni fa al largo della penisola antartica, ha provocato la
diminuzione della popolazione di krill, la principale fonte di cibo del
Pinguino dell’Antartide. La popolazione di questa specie è diminuita dal 30%
al 66% a seconda delle colonie e della disponibilità di cibo. Lo stessa cosa
accade ai Pinguini papua, che più degli altri stanno subendo il declino
degli stock di krill causato da una pesca intensiva.

Nell’Antartide nord-occidentale, dove il riscaldamento è ancora più
accentuato, la popolazione dei pinguini di Adelia è diminuita del 65% negli
ultimi 25 anni. Non solo il cibo è diventato più scarso, ma la popolazione
ha subito una invasione nei loro territori abituali dei ‘cugini’
appartenenti papua e dell’Antartide, specie che amano temperature un po’ più
miti.
Le temperature più alte, inoltre, permettono all’atmosfera di trattenere più
vapore acqueo, cosa che aumenta le precipitazioni nevose: un rischio per la
sopravvivenza dei pinguini di Adelia che hanno bisogno di terra libera dalla
neve per allevare i loro piccoli.

“La catena alimentare dell’Antartide, e di conseguenza la sopravvivenza dei
pinguini e di molte altre specie, è legata al futuro dello strato di
ghiaccio marino? conclude Bologna “I ministri giunti a Bali da tutto il
mondo, soprattutto quelli dei paesi industrializzati, devono trovare un
accordo per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e proteggere
l’Antartide che ormai vive una pressione fortissima a causa del
riscaldamento globale?:

 
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