CLIMA: “L’ARTICO, CORSA VERSO L’ESTINZIONEâ€?. Dossier del WWF

Un nuovo studio rivela record di scioglimento dei ghiacci grazie ai dati dal satellite: la calotta di ghiaccio marino è ridotta del 39% rispetto alle medie più recenti, i valori più bassi mai registrati nel 20° secolo
 

Nessun modello scientifico era riuscito a prevedere un impatto tanto forte dei cambiamenti climatici sulla regione dell’Artico. E’ una delle evidenze svelate da un rapporto del WWF,  Arctic Climate Impact Science, un aggiornamento dell’ACIA (Arctic Climate Impact Assessment), lanciato oggi in tutto il mondo in coincidenza dell’incontro dell’Arctic Council, il forum internazionale delle nazioni che si affacciano sull’Artico. I dati raccolti indicano come il fenomeno abbia raggiunto già dimensioni estremamente preoccupanti.  La perdita del ghiaccio marino presente nella zona artica nel periodo estivo, come documentato tutti i dati da satellite, è aumentata drammaticamente e lo spessore del ghiaccio ha raggiunto i ‘record’ di minima nel 2005 e in modo ancora più grave nel 2007. Nel settembre 2007 il ghiaccio marino della calotta polare artica si è ritirato fino al 39% rispetto alle medie registrate nel periodo 1979-2000, ovvero, il livello più basso da quando è iniziato il monitoraggio satellitare nel 1979. Questi sono anche i valori più bassi registrati nell’intero 20° secolo, quando il monitoraggio veniva fatto con mezzi aerei e navi. . 

Se da un lato è impossibile prevedere con accuratezza di quanto la calotta di ghiaccio si scioglierà e in quanto tempo, il dossier del WWF mostra che c’è stata una maggior perdita della massa del ghiaccio marino negli ultimi anni, molto maggiore di quanto non avessero predetto i modelli scientifici. Allo stesso tempo questo avviene proprio quando è in pieno corso l’International Polar Year (marzo 2007 – marzo 2009) voluto dalla comunità scientifica internazionale (International Council for Science – ICSU - ), che ha attivato oltre 200 progetti dedicati proprio all’accurato studio della dinamica della straordinaria crisofera (sfera del ghiaccio) del nostro pianeta.

La regione Artica è considerata uno dei ‘termometri’ più significativi della ‘febbre del pianeta’ provocata dai cambiamenti climatici in atto. I dati forniti sono impressionati perché sottolineano un’accelerazione imprevista dei fenomeni. il cambiamento sta interessando l’intero ecosistema artico, dall’atmosfera alle acque dell’oceano, dagli iceberg alle precipitazioni nevose e al permafrost. Tutti questi cambiamenti hanno un impatto negativo sulle specie e sulle popolazioni] che vedono modificarsi repentinamente le reti di approvvigionamento di cibo. Lo scioglimento dei ghiacci dell’intera calotta e in Groenlandia è così accelerato che ormai il tema del dibattito tra gli scienziati non è più sulla causa di questo scioglimento, ma piuttosto di quanto sia vicino il punto di non ritorno, ovvero il punto in cui l’ecosistema subirà un danno tale che sarà considerato irreversibile.

“L’Artico non è solo uno degli ambienti più vulnerabili ai cambiamenti climatici, ma anche il luogo dove questa vulnerabilità rappresenta un pericolo globale – ha dichiarato Michele Candotti, direttore generale del WWF Italia – E’ necessaria una strategia per minimizzare gli impatti del cambiamento climatico: occorre ridurre le emissioni globali di gas serra a livelli che evitino che il riscaldamento dell’Artico continui, e con esso scongiurino la distruzione anticipata del sistema climatico globale�.

Sono proprio le conseguenze di questa improvvisa accelerazione dei cambiamenti climatici che preoccupano il WWF. Secondo le previsioni più recenti raccolte dall’ultimo rapporto dell’IPCC (il Panel di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici, insignito del premio Nobel per la Pace 2007) se l’intera calotta glaciale della Groenlandia dovesse sciogliersi a causa dei complessi meccanismi innescati dall’incremento accelerato delle temperature medie del pianeta, il livello del mare aumenterebbe di 7,3 metri provocando conseguenze molto significative. Questo perché il ghiaccio proveniente dalla terraferma aumenta il livello del mare a differenza dello scioglimento dei ghiacci marini dell’Artico che sciogliendosi non incrementano automaticamente il livello del mare (come avviene per lo scioglimento del ghiaccio in un bicchiere). Non per questo lo scioglimento della calotta marina artica è un fenomeno estremamente grave e preoccupante, perché indica comunque un cambiamento di tutto il suo ecosistema.  

“Occorre mettere in atto una strategia per ridurre le emissioni di gas serra – continua Candotti - ricordiamo che l’Italia è chiamata all’adozione di un piano di adattamento con l’obiettivo di ridurre le conseguenze negative e i danni causati dai cambiamenti climatici agli ecosistemi naturali e ai sistemi sociali�.

Con la Campagna GenerAzione Clima il  WWF ha lanciato la nuova sfida per un taglio del 30% delle emissioni entro il 2020 in Italia come nel resto d’Europa. Per accompagnare questo percorso il WWF ha  inaugurato anche l“Osservatorio Climaâ€? per promuovere studi sugli impatti dei cambiamenti climatici e raccogliere le migliori evidente scientifiche sul tema. Inoltre sta strutturando un progetto integrato che monitori in alcune aree specifiche italiane in modo sistematico gli impatti dei cambiamenti climatici e realizzi progetti pilota di adattamento. L’obiettivo di riduzione, promosso a livello internazionale  dal WWF concorrerebbe non solo alla salvaguardia del 20-30% delle specie che sono a rischio di estinzione a causa del cambiamento climatico ma anche alla riduzione degli impatti sull’uomo. 

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